Cosa vedere a TORINO in un giorno.
Portici e piazze monumentali…….da scoprire !
Certo
una sola giornata non è molto per visitare Torino ma, seguendo un itinerario
logico, si riescono a vedere parecchie cose.
Iniziamo
dall’alto e più precisamente dalla Basilica di Superga sulla collina torinese.
Tra
le meravigliose attrazioni di cui è ricca la bella Torino, la Basilica di
Superga guida sicuramente la classifica
delle più degne di nota. La maestosa basilica, opera del famoso architetto
barocco Filippo Juvarra, si erge sulla cima di un colle, da cui prende il
proprio nome, e la sua particolare bellezza cattura l’attenzione di chiunque ne
incroci lo sguardo.
Dall’alto
del colle di Superga, il piazzale della basilica offre una spettacolare vista
panoramica di tutta la città.
A
prima vista, fin dall’esterno, è impossibile non notare il marcato stile tardo
barocco della Cupola Juvarriana della Basilica di Superga, la cui ricchezza di
decorazioni sfuma gradualmente nella sobrietà, seppur sontuosa, del pronao e del
colonnato, eretti in stile neoclassico. A conferire ancora più slancio alla
basilica sono i due campanili, perfettamente simmetrici, situati ai lati del
corpo centrale, dietro al quale si trova un convento, oggi dimora dei padri
dell’Ordine dei Servi di Maria, che si occupano del culto di questo luogo
sacro.
La
combinazione di gusto neoclassico e tardo barocco è una costante che si ritrova
anche all’interno della Basilica di Superga. L’interno della cupola è
riccamente decorato e l’impostazione dell’intera struttura architettonica è a
pianta centrale. Nella Basilica sono conservate importanti opere d’arte, tra
cui, all’interno della Cappella del Voto, la stessa statua lignea della Madonna
a cui si rivolse il re Vittorio Amedeo II per pronunciare il proprio voto. Il
feretro del re si trova nella Cripta Reale, a cui è possibile accedere dalla
sinistra della basilica. In questo stesso luogo, sontuosamente decorato in
stile barocco, riposano tradizionalmente altri membri della casata dei Savoia.
La
Basilica di Superga è anche, tristemente nota, per un evento che colpì la
squadra di calcio del Torino nel 1949. Contro il suo muraglione, infatti, si
scontrò, quell’anno l’aereo della squadra del Grande Torino, il cui equipaggio
perse la vita nell’impatto.
Terminata
la visita scendiamo dalla collina e ci dirigiamo verso il centro per il pranzo prenotato
al ristorante Camilla’s Kitchen situato vicino al Po. Abbiamo ancora un po’ di
tempo a disposizione prima di pranzare e in zona, a poche centinaia di metri
dal locale, notiamo un altro monumento imperdibile: la Chiesa
della Gran Madre di Dio.
Una
volta arrivati in Piazza Vittorio Veneto e attraversato il ponte Vittorio
Emanuele I vi troverete di fronte la Chiesa della Gran Madre di Dio. In una
posizione molto suggestiva, ai piedi della collina torinese sorge questa chiesa
di stile neoclassico che fu commissionata dai Decurioni, ossia gli
amministratori della città di Torino, nel 1814 per celebrare il ritorno di
Vittorio Emanuele I di Savoia dopo la sconfitta di Napoleone.
Sul
timpano della chiesa compare l’epigrafe latina “ORDO POPULUSQUE TAURINUS OB
ADVENTUM REGIS”, ossia “la nobiltà e il popolo di Torino per il ritorno del
re”, per omaggiare il ritorno di Vittorio Emanuele I appunto.
I
lavori per la costruzione dell’edificio, affidati all’architetto torinese
Ferdinando Bonsignore, cominciarono nel 1818 e terminarono nel 1831.
Tra
il 1933 e il 1940, la Chiesa della Gran Madre subì alcuni cambiamenti in
occasione della sistemazione dell’Ossario dei Caduti della Grande Guerra. Ai
lati della scalinata d’accesso alla Chiesa sono collocate due statue. Sulla
destra la statua della Fede, raffigurata con un calice nella mano e a sinistra
la statua della Religione.
L’interno
è a pianta circolare e per la cupola l’architetto Bonsignore si ispirò al
Pantheon di Roma.
Nella
chiesa sono custodite le statue di San Maurizio, della Beata Margherita di
Savoia, del Beato Amedeo di Savoia, di San Giovanni Battista e opere come la
Vergine col Bambino di Andrea Galassi e il Crocifisso e il Sacro Cuore di Gesù
di Edoardo Rubino.
Interessanti
sono anche i quattro bassorilievi all’interno dell’edificio realizzati da
diversi scultori che raffigurano La Vita della Vergine (Natività, Presentazione
al Tempio, Sposalizio, Incoronazione).
Secondo
alcuni esoterici, la chiesa della Gran Madre è di fondamentale importanza in
quanto tra le due statue che rappresentano la Fede e la Religione, sarebbe
sepolto il Sacro Graal.
Si
tratta di un edificio molto suggestivo sia per la stessa costruzione che per la
posizione, oltre che per i significati attribuitigli da chi ritiene Torino
centro di un forte potere energetico.
Dopo la meritata pausa pranzo da Camilla’s kitchen quattro passi verso piazza Vittorio Veneto la più grande di Torino.
Piazza
Vittorio Veneto, più comunemente chiamata soltanto Piazza Vittorio dai
torinesi, è una delle piazze più belle ed importati del capoluogo piemontese.
La piazza si trova nel centro di Torino, sulle rive del Po, proprio di fronte
alla Chiesa della Gran Madre (collegata con la piazza dal ponte Vittorio
Emanuele I). Dalla piazza, scendendo verso il fiume si accede alla zona dei
Murazzi, famosa per la sua movimentata vita notturna soprattutto durante il
periodo estivo.
Con i
suoi oltre 38.000 metri quadri di superficie, Piazza Vittorio è una delle
piazze più grandi d’Europa e si presta ad accogliere gli eventi più importanti
della città come ad esempio i festeggiamenti per San Giovanni Battista, patrono
di Torino, con i fuochi di artificio.
La
storia della piazza è molto antica e risale ai primi anni dell’800 quando fu
inserita nel progetto di ampliamento della città verso il fiume Po.
Inizialmente, e per quasi cento anni, la piazza fu intitolata a Vittorio
Emanuele I per poi cambiare nome alla fine della Prima Guerra Mondiale dopo la
vittoria di Vittorio Veneto (dovendo scegliere una piazza per commemorare
questa battaglia fu scelta questa poiché già nota ai torinesi col semplice nome
di Piazza Vittorio).
La
Piazza è stata per lungo tempo utilizzata come “piazza d’armi” per le adunate
militari, sotto il regno sabaudo così come sotto la dittatura fascista.
Decidiamo
di proseguire per vedere la Mole Antonelliana e, lungo il percorso, in via
Verdi, vediamo la storica sede della RAI: il Centro di produzione Rai di
Torino è uno dei 4 centri di produzione televisiva e radiofonica della Rai,
insieme Roma, Milano e Napoli.
Nei
pressi, in Via
Rossini, anche l'Auditorium Rai "Arturo Toscanini" sede
dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.
Proseguendo
lungo via Po svoltiamo in via Montebello e raggiungiamo quello che può essere assunto a
edificio simbolo del capoluogo piemontese, la Mole
Antonelliana.
Questo edificio bizzarro e affascinante con i suoi 167,5 metri di altezza è uno
degli edifici più alti d’Italia e la costruzione in muratura più alta d’Europa.
Prende il nome da Alessandro Antonelli, l’architetto che lo progettò. Al suo
interno l’ascensore panoramico, costruito nel 1961 per le celebrazioni del
centenario dell’Unità d’Italia, permette di arrivare fino al “tempietto” posizionato
sopra la cupola a 85 metri d’altezza. Da lì è possibile ammirare una splendida
visuale della città di Torino.
La
storia della Mole Antonelliana è un po’ travagliata, costellata anche da strani
avvenimenti.
La
costruzione della Mole iniziò nel 1863. L’edificio fu inizialmente concepito
come un tempio della Comunità Israelita Torinese. Nel corso degli anni il
progetto originale subì molte modifiche e passò dai 47 metri originari agli
attuali 167,5 metri con la conseguente aggiunta della guglia. A seguito di un
terremoto nel 1887 si rese necessario un rinforzo strutturale per consentire al
terreno di reggere l’enorme peso dell’edificio.
A causa
dei costi troppo elevati sebbene ancora in fase di costruzione, l’edificio
divenne proprietà del Comune che ne ultimò i lavori nel 1900.
Nel
1904 il “genio alato” posizionato sulla punta della mole fu colpito da un
fulmine e successivamente rimpiazzato dall’attuale stella a 5 punte.
I
lavori di consolidamento in cemento armato negli anni ’30 furono la causa
dell’eliminazione delle splendide decorazioni interen.
Nel
1953 un violento uragano fece precipitare al suolo la guglia di 47 metri che
nel 1961 fu ricostruita con una struttura interna metallica.
Molti
si chiedono ancora oggi perché l’architetto Antonelli si fosse impegnato in
un’impresa così difficile, con soluzioni architettoniche tanto ardite. Semplice
follia e megalomania secondo alcuni. Secondo altri fini magici e occulti, ma
d’altronde la storia della città riguardo questi argomenti è ben conosciuta.
Nel 1996
la Città di Torino restaurò l’edificio e e ne fece la sede del Museo Nazionale
del Cinema. Il museo, uno dei più visitati d’Italia, ospita al suo interno
diverse postazioni multimediali e interattive, macchine ottiche
pre-cinematografiche molto rare, attrezzature e materiali provenienti da set
italiani e internazionali oltre che una vasta collezione di film, libri,
stampe, manifesti, locandine, dipinti e fotografie.
Vista
la Mole, simbolo di Torino, a piedi percorrendo via Verdi si può dare un’
occhiata alla sede dell’ Università degli Studi di Torino.
Fu
istituita nel 1404 per iniziativa del principe Ludovico di Acaia, regnante
Amedeo VIII, primo Duca di Savoia. Iniziò a prendere una forma moderna, sul
modello dell'Università di Bologna, con la riforma di Emanuele Filiberto, ma
non si sviluppò molto fino alla riforma di Vittorio Amedeo II che, divenuto re
di Sicilia, affidò al siciliano Francesco d'Aguirre il compito di modernizzare
e laicizzare l'Università e ne fece un modello di riferimento per molte altre
università, tra le quali la Sorbona di Parigi che, secondo Filippo Cordova, fu
riformata da Napoleone seguendo il modello voluto da Vittorio Amedeo e
Francesco d'Aguirre per l'Università di Torino.
Nell'Ottocento
l'università crebbe molto, fino a diventare una delle più prestigiose in Italia
e uno dei punti di riferimento del positivismo italiano, con docenti come
Cesare Lombroso, Carlo Forlanini e Arturo Graf. Nel secondo dopoguerra
l'incremento del numero di studenti e lo sviluppo edilizio sono stati imponenti
ma l'università ha perso molta della sua centralità, fino a quando alla fine
del secolo il ruolo scientifico dell'ateneo ha ricevuto nuovo impulso da
collaborazione con altri centri di ricerca nazionali e internazionali, con gli
enti locali e con il ministero dell'istruzione. Alla fine degli anni novanta le
sedi di Alessandria, Novara e Vercelli si sono rese autonome, costituendo la
nuova Università del Piemonte Orientale .
Prima
dell'applicazione della c.d. Riforma Gelmini l'Università era organizzata in 14
Facoltà (Agraria, Economia, Farmacia, Giurisprudenza, Lettere e filosofia,
Lingue e letterature straniere, Medicina e chirurgia, Medicina e chirurgia -
San Luigi Gonzaga, Medicina veterinaria, Psicologia, Scienze della formazione,
Scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze politiche, Informatica) e 5
Scuole universitarie (Scuola universitaria interfacoltà in biotecnologie,
Scuola universitaria interfacoltà in scienze motorie - SUISM, Scuola
universitaria di management d'impresa - SUMI, scuola di amministrazione
aziendale - SAA, Scuola universitaria interfacoltà in scienze strategiche -
SUISS).
Lo
stemma rappresenta il potere della famiglia Savoia sulla cultura: esso
raffigura infatti il sole (Dio) che dà luce all'aquila (simbolo dei Savoia) che
domina sul toro (la città) e quest'ultimo sdraiato sui libri (la cultura come
anche la Bibbia).
Terminata
la visita allo stupendo cortile interno dell’ Università, a poche centinaia di
metri, eccoci sbucare in Piazza Castello, il vero centro della città di
Torino.
Dopo
Piazza Vittorio Veneto, Piazza Castello, con i suoi 40.000 metri quadri, è la
seconda piazza più grande di Torino. La piazza, ubicata nel centro del
capoluogo piemontese, fu progettata dall’architetto Ascanio Vitozzi nel lontano
1584. Centro della vita aristocratica durante il regno sabauda, Piazza Castello
è ancora oggi il centro nevralgico della città di Torino.
Cuore
della città in passato come nel presente, la piazza è circondata su tre dei
suoi quattro lati dai famosi e caratteristici portici della città di Torino.
Questi portici ospitano oggi numerosi servizi commerciali e sono uno dei luoghi
dello shopping torinese.
Da
Piazza Castello si diramano le 4 grandi strade direttrici di Torino: Via Po,
Via Pietro Micca, Via Roma e Via Garibaldi, che è una delle strade pedonali più
lunghe d’Europa.
Sulla
piazza, invece, si affacciano alcune tra le più importanti attrazioni di Torino
come il Palazzo Reale, che si trova al centro della piazza, il Teatro Regio,
tra i più importanti teatri lirici d’Italia, Palazzo Madama, che fu sede del
Senato Subalpino, la Real Chiesa di San Lorenzo, dove fu ospitata per un
periodo la Sacra Sindone appena giunta a Torino e che oggi ospita la copia del
sacro telo da poter visitare quando non c’è l’ostensione dell’originale.
Oltre a
questi edifici simbolo si possono osservare in in Piazza Castello altri tre
grandi monumenti: il Monumento al Cavaliere D’Italia, opera di Piero Canonica
del 1923, la Statua dell’Alfiere dell’Esercito Sardo, di Vincenzo Vela del 1859
e il monumento dedicato a Emanuele Filiberto duca di Aosta.
Una
piazza bellissima, piena di attrazioni da visitare e che ci guida dunque nella
storia millenaria di Torino.
Scegliamo
di percorrere via Roma, elegante e rinomata per lo shopping: via
Roma.
Sbocca
in piazza Carlo Felice, collegandola a piazza San Carlo prima e quindi a piazza
Castello: proprio da quest’ultima partì il primo ampliamento di Torino nel 1620
voluto da Carlo Emanuele I, di cui la Contrada Nuova, cioè l’attuale via Roma,
costituì la direttrice.
Il
secondo tratto della via, tra le piazze San Carlo e Carlo Felice, fu
ricostruito in forme razionaliste su progetto di Marcello Piacentini
(1933-1937); insieme fu aperta la piazzetta C.L.N. (Comitato Liberazione
Nazionale), con le fontane decorate da statue raffiguranti i fiumi Po e Dora
addossate alle absidi delle chiese di San Carlo e Santa Cristina.
L’aspetto
del primo tronco di via Roma, tra le piazze San Carlo e Castello, si deve
invece al rimaneggiamento in stile barocco realizzato nel 1931-1933.
Come
non sostare per una bibita o un caffè in Piazza San
Carlo, il “Salotto
di Torino” ? Detto fatto, eccoci al tavolo di un caffè proprio in piazza per
una sosta.
Piazza
San Carlo, dal 1618 dedicata a San Carlo Borromeo, è senz’altro una tra le più
belle e importanti piazze della città di Torino, tanto da essere spesso teatro
di concerti, manifestazioni, comizi elettorali e di vari eventi sociali e
culturali, nonché dei festeggiamenti per le vittorie della squadra di calcio
Juventus. Diversi furono i nomi dati alla piazza nel corso dei secoli: fu prima
Piazza Reale, poi Piazza d’Armi e Place Napoléon nel periodo napoleonico.
Come
nel caso di molti monumenti e luoghi di interesse torinesi, la storia di Piazza
San Carlo si intreccia con le vicissitudini della famiglia Savoia. La piazza
venne, infatti, inaugurata nel 1638 e rappresentava il desiderio del Duca di
Savoia di espandere la città verso Sud, dopo che Torino divenne capitale del
regno. Sulla piazza, di forma rettangolare, sorgono ancora oggi numerosi luoghi
di interesse: al centro è situata una statua equestre di Emanuele Filiberto,
mentre, sul lato sud della piazza, si trovano le due chiese gemelle in stile
barocco, quella di Santa Cristina costruita nel 1639 e quella di San Carlo del 1619.
roprio
in questa piazza, nel 1773, il celebre scrittore Vittorio Alfieri acquistò una
casa, in cui in seguito istituì una società ispirata a Voltaire insieme ad
alcuni compagni di Accademia.
Non è
solo la sua bellezza a rendere famosa Piazza San Carlo, ma soprattutto
l’importante ruolo sociale che svolse fin dalla sua realizzazione. Sul
perimetro della piazza sorgono, infatti, diversi caffè, luoghi in cui
tipicamente intellettuali e uomini di cultura, ma anche nobili e reali, usavano
riunirsi per discutere, in particolar modo, di faccende politiche. Famosissimo
è, sicuramente, il Caffé San Carlo ed il Caffè Torino.
La
piazza fu, inoltre, teatro di diversi avvenimenti importanti. Nel settembre del
1864, dopo che il governo Minghetti prese la decisione di spostare la capitale
da Torino a Firenze, proprio in Piazza San Carlo si riunirono i torinesi per
protestare contro questa decisione. Nonostante il carattere pacifico della
manifestazione, 184 persone furono uccise dalle forze pubbliche.
In
tempi decisamente più recenti, in occasione delle XX Olimpiadi Invernali,
Piazza San Carlo, oggi conosciuta come “Il Salotto di Torino”, è stata oggetto
di una riqualificazione che, tra le altre cose, ha avuto visto la
trasformazione dell’intera piazza in area pedonale.
Ma il
tempo è tiranno, tuttavia, nel percorso che ci porta a riprendere l’auto,
eccoci di fronte al Museo Egizio.
Il
Museo Egizio di Torino, rinnovato nel 2015, è una delle attrazioni più
importanti del capoluogo piemontese. Se siete in città per qualche giorno non
potete assolutamente perderlo, una visita al secondo museo egizio più grande
del mondo è assolutamente d’obbligo.
Nel
1824 il re Carlo Felice di Savoia fondò il Museo delle Antichità Egizie di
Torino, meglio noto come Museo Egizio, acquisendo una collezione di ben 5.628
reperti riuniti da Bernardino Drovetti, console di Francia durante
l’occupazione in Egitto.
Re
Carlo Felice riunì la collezione di Drovetti con altre collezioni tra cui
quella di Donati e con altre antichità possedute da Casa Savoia, dando cosi
vita al primo Museo Egizio del mondo.
Alla
collezione del Museo si sono poi aggiungti altri ritrovamenti effettuati tra il
1900 ed il 1935 dalla Missione Archeologica Italiana e portati in Italia.
All’epoca di questi ritrovamenti i reperti archeologici ritrovati da varie
spedizioni straniere venivano ripartiti tra il paese di origine della
spedizione e l’Egitto. Oggi le cose sono diverse, i reperti ritrovati rimangono
in Egitto.
Il
Museo Egizio di Torino ha oggi sede nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze,
l’imponente edificio seicentesco la cui costruzione iniziò nel 1679 ad opera
dell’architetto Michelangelo Garove sul progetto originario di Guarino Guarini.
Oggi
nel Museo sono esposti circa 6.500 reperti archeologici, ma oltre 26.000 sono
depositati nei magazzini. I reperti coprono un periodo che va dal paleolitico
fino all’epoca copta, vale a dire l’epoca dei cristiani egiziani nativi.
Del
museo fanno parte numerose statue, sarcofaghi e corredi funerari, mummie,
papiri, amuleti, gioielli. Tra gli oggetti esposti spiccano per la loro
importanza:
– il
Tempio Rupestre di Ellesija, fatto costruire dal Faraone Thutmose III e donato
dall’Egitto all’Italia dopo che nel 1965 il Museo Egizio di Torino lo salvò dal
pericolo di essere sommerso del lago Nasser. Lo Stato Italiano donò quindi poi
il Tempio allo museo.
– le
statue delle dee Iside e Sekhmet e quella di Ramesse II,
– il
Papiro delle miniere d’oro, la mappa delle miniere della zona nel nord-est del
Sudan, sede dell’antico insediamento urbano di Berenice Pancrisia
– la
tomba intatta di Kha e Merit, risalente alla XVIII dinastia in cui furono
sepolti l’architetto Kha e sua moglie Merit con il corredo funerario e che fu
ritrovata dall’egittologo italiano Ernesto Schiapparelli
– i
rilievi di Djoser, faraone della III dinastia Egiziana
Il
Museo delle Antichità Egizie di Torino, è considerato, per il valore dei suoi
reperti, il più importante Museo egizio del mondo dopo quello de Il Cairo. Vale
dunque la pena visitarlo per ammirare le testimonianze di una delle più grandi
civiltà della storia dell’uomo.
A
seguire, in piazza Castello, ecco il Teatro Regio di Torino, tempio dell’Opera e
del Balletto.
Una
vera e propria istituzione cittadina, il Teatro Regio di Torino è uno dei
teatri lirici più grandi d’Italia e vanta un calendario di opera lirica tra i
più importanti e blasonati d’Europa e del mondo. Il Teatro Regio si trova nel
centro della città in Piazza Castello, una delle più belle piazze del capoluogo
piemontese.
Le
origini del maestoso teatro torinese risalgono al 1740, anche se la sede
originaria fu distrutta da un incendio che colpì l’edificio nel 1936. Il teatro
è stato completamente rinnovato ad eccezione della facciata che è rimasta
originale e che fa parte dal 1997 del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Il
Teatro fu riaperto al pubblico solo nel 1973.
Nel primo periodo successivo alla riapertura del teatro, il calendario non è mai stato assai fitto ma i palinsesti hanno cominciato a infoltirsi e produzioni sempre più ambiziose si sono poi susseguite nel corse del tempo, fino ad arrivare a eventi di rilievo come il centenario della Bohème (nel 1996), che è anche stato trasmesso in diretta televisiva.
Arriviamo
alla macchina e facciamo rientro a casa, ben consapevoli che a Torino ci sono
ancora diverse cose da vedere e da visitare nonché parecchi locali e bar
storici assolutamente da provare.
Non
mancherà l’occasione per una ulteriore visita: …..alla prossima..!!!!
TORINO
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