Quando l'olio di oliva è venduto per extravergine.
Si fa presto a dire extravergine !
E’
di questi giorni la notizia che diverse aziende sono finite nel mirino dei NAS
di Torino per frode alimentare in quanto, dopo i necessari controlli,
spacciavano olio di oliva come extravergine.
Nella bufera sette aziende
italiane produttrici di olio che hanno
visto i loro rappresentanti legali iscritti nel registro degli indagati per
frode. Nomi importanti e conosciuti nel settore: Carapelli, Santa Sabina,
Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (confezionato per la Lidl) e Antica
Badia (per Eurospin).
I campionamenti sono stati
effettuati nei laboratori dell’Agenzia delle dogane, uno degli enti più
autorevoli e affidabili per l’analisi dell’olio di oliva. Sembra che, al
termine delle analisi, le marche esaminate abbiano fatto registrare valori al
di sotto di quelli definiti dall’Unione Europea come necessari per dichiarare
un olio “extravergine d’oliva“.
Ricordo che a maggio di
quest’anno Test, la rivista che propone test sui prodotti e servizi scelti tra vari settori merceologici e nata
dalle “ceneri” della redazione del settimanale Salvagente, aveva fatto
analizzare dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane venti
bottiglie di olio delle marche più vendute sul mercato. Le analisi avevano
portato a declassare 9 degli oli campionati a semplici “oli di oliva vergine”,
a causa di una serie di difetti riscontrati durante la prova di assaggio. In
seguito, erano stati fatti i controlli chimico-fisici sui principali parametri
di acidità, perossidi e alchil esteri. Ed è proprio da lì che sarebbe partita
l’indagine.
L’inchiesta della procura di
Torino non riguarda ovviamente una possibile nocività dei prodotti, che non
c’è, ma il potenziale inganno nei confronti dei consumatori. Secondo l’accusa,
infatti, gli acquirenti avrebbero pagato le bottiglie di olio il 30% in più del
loro effettivo valore, pensando che fosse extravergine quando in realtà non lo
era.
Come per tantissimi alimenti,
anche l'olio è suddiviso in categorie secondo il regolamento CE nr. 1019 del
2002. L'olio viene suddiviso in olio d'oliva, olio vergine di oliva ed infine
il prodotto migliore ed ovviamente il più costoso l'olio extravergine di oliva,
raccomandato per le sue proprietà poiché si tratta di un olio superiore che
viene ottenuto direttamente dalle olive, attraverso procedimenti meccanici
nella lavorazione diretta del prodotto. Per essere definito tale, l'olio deve
avere un'acidità inferiore allo 0.8%, da questo ne deriva il requisito minimo
per la definizione ad olio extravergine di oliva.
Negli ultimi anni si è battuto
molto sulle qualità del vino, al punto che oggi qualsiasi consumatore medio sa
bene che esistono rossi da 1,99 euro che si acquistano al supermercato e grandi
vini da decine di euro che si trovano nelle enoteche (poi gli uni e gli altri
si trovano dappertutto, volendo) e che quindi facendo la spesa si tratta solo
di fare una scelta consapevole. Mentre tutto ciò accadeva per un prodotto che
in fondo è destinato solo a una parte del pubblico (ci sono i bambini, i
ragazzi, gli astemi, quelli che per ragioni di salute non possono assumere
alcol, quelli che preferiscono altre bevande alcoliche), per l'olio, che invece
è consumato 1-99 (anni) quotidianamente, è passato il concetto che una
bottiglia di una grande azienda, magari tra quelle finite nell'inchiesta
torinese, magari in offerta sullo scaffale di un ipermercato a pochi spiccioli,
andasse benissimo. Anzi, fosse il top. E invece no. Alla domanda: come esser
certi di non acquistare un olio scadente, al di là delle dicitura in
etichetta?, la prima risposta è: guardate il prezzo. Un olio extravergine buono
non può infatti costare meno di 7-8 euro alla bottiglia. Il costo infatti per
il produttore che voglia mantenere un alto standard qualitativo non può essere
inferiore a 5 euro al litro. In fondo anche la certificazione ha un suo costo.
E la piramide qualitativa, che vede in cima l'extravergine, al di sotto il
vergine e sotto l'olio d'oliva semplice, ottimo per le fritture. C'è poi un
altra trappola: quella del possibile acquisto dell'olio della campagna olearia
(il corrispondente della vendemmia) 2014, un anno drammatico per il made in
Italy con la produzione scesa al minimo storico di 300mila tonnellate e la
conseguente impennata del 38 per cento delle importazioni, per lo più dalla
Tunisia, che hanno raggiunto le 666 milioni di tonnellate, di olio usato per
«tagliare» quello nostrano. Per fortuna la stagione 2015 sembra nascere sotto
ben altri auspici, grazie anche all'andamento climatico favorevole che ha anche
limitato gli attacchi della mosca olearia, che era stata la concausa della
pessima annata precedente.
Quindi, leggere attentamente l’
etichetta sulla bottiglia e non badare troppo al risparmio: a certi prezzi non
potrà mai essere “olio extravergine” così come a prezzi stracciati non
troverete mai una “buona bottiglia di Vino”.
Allora...."OCCHIO" e...alla prossima !
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