Chiesa
di San Cristoforo sul Naviglio -
Milano
Costeggiando il Naviglio: una cartolina della Milano che fu.
Uno tra i più suggestivi angoli del Naviglio, una vera e propria cartolina della "vecchia Milano".
Questo
piccolo gioiellino è raggiungibile percorrendo via Lodovico il Moro e
attraversando il ponticello sul Naviglio Grande.
Uno
sguardo più attento alla facciata e si notano distintamente due chiesette
affiancate.
Quella
a sinistra la più antica, si ritiene sia stata edificata nel 1363 sull'area
dove in precedenza c'era un tempio pagano dedicato a Ercole, consacrandola a
San Cristoforo protettore dei viandanti e dei viaggiatori.
Bellissimo
il portale gotico e il rosone in cotto.
Quella
di destra, chiamata Cappella Ducale, fu eretta nel 1398 a seguito di un voto di
riconoscenza per la fine della pestilenza da Gian Galeazzo Visconti, lo
testimonia lo stemma di famiglia col celebre biscione che fu inserito sulla
facciata accanto a quello del Comune.
All'interno
bellissimi gli affreschi della scuola del Bergognone e del Bernardino Luini, la
grande monofora gotica con il Cristo, le tre statue di legno raffiguranti i
santi Cristoforo e Giuseppe, e l'abside con il particolarissimo altare.
E’
una Chiesa piccola, raccolta, con musica soffusa continua: le sue vetrate
colorate sono una specie di calamita e l'atmosfera che si respira è di vera
pace.
Non
resta pertanto di fare un salto in questa zona attraversata dal Naviglio Grande
ad ammirare la chiesa di San Cristoforo, sicuramente tra le più caratteristiche
di Milano in quanto espressione dell’architettura lombarda.
A seguire un pò di storia approfondita tratta dal web:
Storia
San Cristoforo è un suggestivo complesso
costituito da due chiesette affiancate. Sorge sul percorso che conduceva a
Milano dalla Lomellina, in un punto di passaggio obbligato nella rete dei vari
corsi d’acqua. È possibile che il sito fosse occupato un tempo da un tempio
pagano; la cosa non è accertata, ma viene insinuata da varie fonti (Ausonio,
Castiglioni, Tamborini). La titolatura al santo gigante dalla forza smisurata,
patrono dei pellegrini, di fatto in molti casi sostituì quella ad Ercole.
Antiche narrazioni attestano l'affetto dei
milanesi per questa chiesa che in origine era una semplice cappella coperta da
due falde a capanna. Pare addirittura che proprio in questa chiesetta, nel
1176, sia stato dato ai milanesi il primo annuncio della sconfitta dell’imperatore
Federico Barbarossa a Legnano da parte della Lega Lombarda. La chiesa (che
doveva corrispondere approssimativamente all'attuale navata sinistra) venne
ricostruita nel 1192 e fu ampiamente rimaneggiata nel Trecento. Ad essa un
certo frate Pietro Franzoni di Tavernasco, affiancò un ospedale per i
pellegrini (1364?), provvedendo allo stesso tempo ad un sostanzioso
rimaneggiamento dell’edificio di culto.
La chiesa di destra, comunemente detta Cappella Ducale, è del XV secolo. Fu
eretta sotto il patrocinio di Gian Galeazzo Visconti, adempiendo il voto
popolare per l’improvvisa cessazione della peste del 1399. La Cappella Ducale
venne intitolata non solo a San Cristoforo, come già la chiesa preesistente e
l’ospizio, ma anche ai santi Giovanni Battista, Giacomo, e alla Beata Cristina,
protettori dei Visconti, per commemorare la vittoria riportata sugli
Armagnacchi presso Alessandria il 25 luglio (festa di san Cristoforo) del 1391.
Sulla facciata venne inserito il celebre stemma di famiglia con il biscione,
accanto a quello del Comune di Milano con la croce rossa in campo bianco.
Dal legame tra i Visconti e san
Cristoforo, da cui l'appellativo popolare di Cappella Ducale, discende forse
anche dalla vox populi che voleva qui
la sepoltura segreta di Matteo I (1250-1322), secondo signore di Milano, morto
scomunicato a Crescenzago. La sepoltura, mai storicamente documentata, non ha
trovato nessun riscontro nei consistenti lavori di restauro dei primi anni del
nostro millennio. Il lazzaretto, annesso alla chiesa dai tempi della peste del
1399, venne soppresso nel 1408. Fu invece creata una schola, di cui faceva parte una scuola vera e propria e la
Confraternita dei santi Giacomo, Cristoforo e Cristina, che resse la chiesa
fino alle soppressioni decretate da Giuseppe II nel 1784. Significativo
riferimento geografico, affettivo e simbolico della città, nel 1491 a San
Cristoforo Ludovico il Moro volle venire ad incontrare la giovane sposa
Beatrice d’Este, che gli veniva portata da Ferrara. Proprio sul ponte
antistante la chiesa, nel 1813 furono dati alle fiamme gli atti della
Repubblica Cisalpina, ormai invisa alla popolazione.
La chiesa più antica, a sinistra, è
un’aula chiusa da un’abside semicircolare. L’arco romanico a tutto sesto si
lascia ancora intuire, forzatamente adattato al culmine dell’arco a sesto acuto
del '300. La copertura attuale a cassettoni cela quella originaria a capriate.
La semplice facciata a capanna è ornata da un ricco portale in cotto
quattrocentesco, con mensole antropomorfe in marmo bianco, da un rosone gotico
a raggi intrecciati di grande pregio e dagli stemmi dei Visconti, di Milano e
quello col cappello cardinalizio e il sole radiante tra le stelle, del
cardinale Pietro Filargo da Candia (1339-1410), vescovo di Milano e poi
pontefice (antipapa) con il nome di Alessandro V. Originariamente doveva avere
un semplice portale sopra il quale si apriva un oculo ancora leggibile
all'interno.
La facciata della Cappella Ducale, che
secondo il gusto milanese del periodo indugia nella conservazione di modelli
artistici tardogotici, presenta un portale affiancato da due alte monofore e
sormontato dagli stemmi visconteo e milanese. I resti degli affreschi ancora
leggibili lasciano immaginare la ricca decorazione policroma e la vivacità
iconografica con cui il complesso si presentava al viandante o al pellegrino
nei secoli del suo splendore. L'interno è partito in due campate con volte a
crociera.
Il Campanile con cuspide a cono cestile e
monofore, l’unico di questa foggia conservatosi in Milano pressoché autentico,
è realizzazione del XV secolo che insiste sul manufatto romanico.
L’interno del complesso dal 1625 si
presenta nell’attuale articolazione in due navate in seguito alla realizzazione
dei due grandi archi che sostituiscono la parete che le due chiese
condividevano.
Vi si conservano tre pregevoli statue
lignee: la più antica è un san Cristoforo del sec. XIV che campeggia nella
navata di sinistra, mentre un san Giuseppe del tardo sec. XVI è posto su una
mensola nei pressi della bella porta quattrocentesca in cotto (si tratta
probabilmente di una finestra rimossa) che dà accesso alla sacristia nella
navata destra. Entrambe sono menzionate da sempre. Una seconda statua lignea di
san Cristoforo del XVI secolo, opera di grande pregio di artista lombardo
attualmente nella Cappella Ducale, è dono recente di Felicita Frai in memoria
del nipote.
Sul retro della sacristia s’innesta la
così detta “cappella dei morti”, edificata in occasione della peste manzoniana,
durante la quale, riprendendo l’antica vocazione, il complesso di san
Cristoforo servì da Lazzaretto.
Una parola sulla mensa eucaristica. In
assenza di notizie sull'altare originario si è provveduto di recente a
realizzare un'opera che, pur provvisoria, non fosse casuale. La macina riprende
il tema del Mulino mistico, che si
diffuse dai secoli centrali del Medioevo fino al '500. Una prima e più antica
lettura vi vedeva la rappresentazione della macinatura del grano buono
dell'Antica alleanza da parte di san Paolo per produrre il fior di farina della
Nuova alleanza; interpretazione che tiene stretti i riferimenti alla Parola di
Dio e all'Eucaristia. Ma il tema fu ampiamente ripreso dai movimenti di riforma
successivi, significativamente attestati a Milano, che concentrarono una forte
attenzione spirituale sul Cristo stesso che si offre nel pane e nel vino
eucaristici passando dalla macina e dal torchio della sua passione. In questa
prospettiva la lettura è dunque più puntualmente concentrata sul mistero della
transustanziazione che la macina o il torchio rappresentano. La struttura
d'acciaio, sobria ed essenziale, regge un'imponente lastra di ardesia, intonsa
come vuole Esodo 20, 25.
Gli affreschi della facciata sono quasi
del tutto scomparsi. S'intravede un grande San Cristoforo di scorcio forse del
sec. XVIII. All'interno sul fronte dell’arco absidale corre un ornato,
costituito da un motivo a girali monocromi su sfondo scuro. Nelle vele di
risulta si intuisce un'Annunciazione di cui rimane poco più che il volto della
Madonna sul lato destro e lacerti del panneggio dell'angelo sul versante
opposto. La qualità doveva essere degna di considerazione.
L’intradosso dell’arcone ogivale è
decorato da una serie di tondi visti prospetticamente in cui sono inseriti gli
apostoli tardo cinquecenteschi, emergenti a mezzo busto. Nel catino absidale
affreschi di mediocre pittore locale, molto manipolati, raffigurano al centro
il Padre Eterno e ai suoi lati i simboli dei quattro Evangelisti. La cornice a candelabra che divide le figure è tipica
del rinascimento lombardo, ma gli affreschi, almeno nello stato attuale, sono
posteriori.
Il registro inferiore, nel quale le
monofore originarie sono oggi riemerse dalle incorniciature rettangolari
rinascimentali, mostra a grandezza naturale quattro figure di santi: al centro
Giovanni Battista e Giacomo, ai lati Caterina da Siena e Cristina, attribuibili
alla stessa bottega che ha realizzato l'intradosso.
Degno di nota è il Cristo benedicente che
si può ammirare sul fronte sinistro dell'arco. Si tratta di un'opera della fine
del XII o degli inizi del XIII secolo di influenza bizantina, vera rarità nel
territorio milanese. Non si hanno notizie dello strappo. Conservato nella
sacrestia è stato sottoposto a un importante intervento di restauro nel 2013 e
collocato nella posizione attuale da cui domina suggestivamente la chiesa.
Degli affreschi sulla parete sinistra, si
lascia ancora ben leggere quanto resta di una grande Maestà o Madonna in trono con Bambino attorniata da santi,
tardoquattrocentesca, analoga a quella meglio conservata che le è stata
successivamente in parte sovrascritta. I santi rimasti potrebbero essere santa
Maria Maddalena, san Giovanni Battista e sant'Antonio abate. L'affresco quasi
integralmente conservato invece, ove la madonna è attorniata dai santi Rocco,
Antonio, Agostino e Sebastiano, è opera di pregio della cerchia del Bergognone
(1453 – 1523), se non di mano giovanile del maestro stesso.
In facciata si riesce ancora a leggere una
teoria di Santi del XV secolo. La controfacciata è stata fatta oggetto di un
importante intervento di restauro che, oltre a permettere di apprezzarne
adeguatamente la qualità, ha consentito di approfondirne la conoscenza
storico-artistica. Nel registro inferiore abbiamo la Crocefissione e nel
secondo registro la Madonna in trono affiancata da due santi. Alla destra di
chi osserva è san Cristoforo, alla sinistra sant'Antonio abate sotto il quale
stanno due committenti inginocchiati. È uno dei rari affreschi dei primi del
quattrocento lombardo accompagnati dalla firma dell'autore: Bassanolo de Magistris. La firma sulla
base del trono, variamente attestata, è ormai quasi completamente illeggibile,
ma è stata precisamente rilevata e documentata dall’intervento di restauro
conclusosi nel 2012. Si tratta di un maestro che, al tempo di realizzazione
dell’opera nel 1405, si mantiene fedele alla cultura pittorica e formale del
secolo precedente. Più esattamente occorre parlare di una bottega famigliare di
cui si possono riconoscere chiaramente almeno due mani, ove quella più felice e
più aggiornata, forse del figlio, è certo quella che ha realizzato sant'Antonio
e san Cristoforo. Coerenti con la stesura della Crocifissione i due santi
vescovi nei riquadri laterali.
Due figure di santi vescovi inseriti in
riquadro nella prima campata sono riferibili alla stessa esecuzione
dell’affresco di controfacciata. Nella prima campata, quasi illeggibile sopra
la grande finestra, anche un Cristo entro la mandorla, successivo agli
affreschi della controfacciata, ma debitore di modi tardo giotteschi. Degli
affreschi quattrocenteschi nelle volte della prima campata, solo due sono
ancora parzialmente leggibili; uno raffigura presumibilmente l’Adorazione dei
Magi e l’altro i Sette Dormienti di Efeso.
Un’ulteriore Crocifissione tardo
quattrocentesca è ancora apprezzabile sulla parete di fondo, malgrado le
mutilazioni dovute all’istallazione di un altare monumentale oggi felicemente
rimosso; richiama l’arte degli Zavattari a Monza. L'opera doveva essere
notevole e di grande impatto, basti immaginare l'intenso colore dello sfondo
prima che virasse nella tonalità attuale. Ad essa sono collegabili le due
figure laterali della seconda campata che ne riprendono l’incorniciatura di
gigli bianchi.
Degna di particolare nota per la qualità
della fattura e per la devozione di cui è da sempre fatta oggetto, la madonna
con Bambino - nei modi del Luini - che polarizza l’attenzione nella Cappella
Ducale.
Un san Rocco di mano popolare
e ingegno mediocre, molto più tardo, occupa un ampio spazio della parete destra
della seconda campata.
Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio
Via San Cristoforo, 3
Via San Cristoforo, 3
Milano
La
chiesa è aperta dalle 9.00 alle 12.00
e
dalle 15.30 alle 19.00 oltre che durante
le
celebrazioni e gli eventi culturali.
Tel.
0248951413
Visitata il 06/09/2015
Visitata il 06/09/2015
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