Gita a Vigevano “La città ducale” – Vigevano -PV-
Una giornata nella città dei Duchi nel cuore della Lomellina.
Basta trascorrere poche ore di una
giornata qualsiasi nel cuore della Lomellina per avvertire la vivacità di una
cittadina tanto legata al Ticino quanto alla sua storia e alle tradizioni,
aperta alle novità dell’arte, agli eventi internazionali, alla musica. Certo ci
sono i crocchi animati di anziani in piazza (e che piazza!), le biciclette che
scivolano discrete sotto il campanile, le vetrine “bene”, i caffè profumati
dove tutti incrociano tutti: un condensato di raffinata provincia italiana. Ma
il tempo rallentato del quotidiano qui si muove però sulle spalle di un passato
importante e illustre, firmato dalle opere dei Visconti e degli Sforza e
sigillato con le geometrie del Bramante e il genio di Leonardo.

Il salotto buono, il cuore pulsante di Vigevano, ma anche una delle piazze più belle d’Italia.
È Piazza Ducale, una piazza tardo quattrocentesca dove tutto è elegante e armoniosamente misurato, uno spazio scenografico in cui, se si passa quando il tempo è più clemente (primavera, autunno), è bello fermarsi in uno dei dehors a prendere un caffè o sorseggiare un aperitivo. Una piazza voluta da Ludovico il Moro, Signore di Milano, che di fatto si trasferì a vivere qui con tutta la corte in quella che sarebbe dovuta essere la residenza di caccia. La grande piazza doveva essere l’anticamera d’ingresso al vicino e imponente Castello visconteo-sforzesco, uno dei più grandi d’Europa.
La sua costruzione risale al 1492 (una data emblematica), risultando pronta, dopo due anni, per accogliere la visita di Carlo VIII di Francia. La progettazione è stata curata dal Bramante e da Leonardo da Vinci. Scampoli di Vigevano che entrano nelle carte leonardesche, ma nessuna prova che il genio di da Vinci abbia contribuito alla progettazione della piazza, ma sicuramente alla canalizzazione dei corsi d’acqua tutt’intorno. Nel 2019 si sono celebrati i 500 anni dalla morte di Leonardo e per l’occasione erano presenti tantissimi eventi e nuovi itinerari (le Strade di Leonardo, per esempio) che raccontavano il soggiorno del genio italiano a Vigevano.
Due nuovi spazi arricchiscono la visita del Palazzo dei Duchi nel Castello di Vigevano. Dopo gli ambienti delle feste e degli spettacoli di corte riaperti ad aprile 2017, vengono rese accessibili le stanze di Beatrice d’Este. I due locali fanno parte dell’ala al femminile del Castello, voluta da Ludovico il Moro e progettata da Donato Bramante come “nursery” della Duchessa, alloggi delle ancelle, spazi privati per gli armadi, i vestiti e le collezioni d’arte e saranno visitabili, per la prima volta dopo 500 anni, sabato 27 e domenica 28 gennaio 2018.
Piazza Ducale risulta, con tutta evidenza, uno dei primi esempi di piazza rinascimentale realizzati su modello del forum romano e una luminosa testimonianza dell’architettura lombarda del XV secolo. Si presenta come un rettangolo allungato di 134 metri di lunghezza e 48 di larghezza, edificato su tre lati (il quarto è occupato dalla Chiesa cattedrale). La piazza voluta da Ludovico il Moro era un po’ diversa da quella attuale: in corrispondenza delle vie oggi note come via del Popolo e via Silva c’erano due archi trionfali e, per accedere al Castello, si saliva per una lunga rampa di pietra, percorribile a cavallo, posta nel centro della piazza e in linea con l’ingresso attuale sotto la Torre.
Piazza Ducale cominciò a cambiare quando il suo Vescovo – anche architetto e matematico – Juan Caramuel y Lobkowitz, nel 1680, chiuse il quarto lato con la facciata barocca della Cattedrale, tolse gli archi trionfali e la rampa d’accesso al Castello. Una sorta di Plaza Mayor come aveva visto a Madrid. Da allora in poi, e fino all’epoca napoleonica, la piazza si chiamò “del Duomo”, impreziosita, fin dalla sua costruzione, dai portici, le arcate e le 84 colonne con capitelli tutti diversi tra loro e, sopra ogni colonna, un medaglione con un ritratto di un personaggio d’epoca romana e rinascimentale – tra questi anche Ludovico il Moro e la moglie Beatrice d’Este – accompagnati da motti e proverbi. Una chicca: la saletta al secondo piano del bar Largo 34 che si affaccia sulla piazza – Sala dell’affresco – ha mantenuto praticamente intatti splendidi affreschi che tutti i visitatori possono ammirare.
A vigilare sulla piazza, oltre alla Torre del Bramante, ci sono i comignoli di mattoni che fanno capolino dai tetti delle case, tutti volutamente diversi l’uno dall’altro perché riproducono le torri dei castelli che facevano parte del feudo di Vigevano ai tempi degli Sforza. E la facciata in forma concava della Cattedrale, il duomo dedicato al patrono cittadino, Sant’Ambrogio, completamento perfetto del disegno della piazza, anche se è arrivata in un secondo momento e non è un uniformato al resto della chiesa.
All’interno dell’edificio si trova il Museo del “Tesoro del Duomo” (visitabile, su prenotazione, dal lunedì al venerdì), le cui collezioni andarono costituendosi a partire dal 1534 con le progressive donazioni al vescovo di Vigevano: si conservano preziosi calici, pissidi e paramenti, messali romani e manoscritti di grande valore fino al prezioso paramentale, ricamato con fili d’oro, utilizzato dal Papa per incoronare Napoleone Bonaparte, re d’Italia, nel duomo di Milano, il 26 maggio 1805.
Usciti sulla piazza, ci sono ancora da visitare il Palazzo Ducale, già Castello di Vigevano, utilizzando uno dei suoi accessi, quello sotto i portici, tra i negozi, dove c’era la rampa, che permette di trovare subito l’accesso alla Torre del Bramante.
Il palazzo è molto grande – si estende su 70mila metri quadrati per cinque piani – un gran numero dei suoi spazi si possono visitare in autonomia e gratuitamente tranne per la Leonardiana, lo spazio museale dedicato a Leonardo da Vinci che custodisce importanti documenti e manoscritti tra cui il celebre Codice di Vigevano con i bozzetti delle ‘macchine d’acqua’ e diversi fenomeni atmosferici. All’interno del complesso del Palazzo Ducale merita, poi, dedicare attenzione anche al Museo internazionale della Calzatura e alla strada coperta che serviva a proteggere il passaggio dei Signori di Milano. Il castello fu sede militare fino al 1968 e molte sale erano adibite ad ospitare le migliaia di cavalli a disposizione degli uomini. Alcune ex stalle che si trovano sotto il castello sono state aperte solo nel 2017.
Ritornati in piazza, resta il tempo per ammirare un’ultima volta le decorazioni dei palazzi, sottoposte a restauro nel corso degli anni Novanta, che sono per la maggior parte opera dei pittori vigevanesi Casimiro Ottone e Luigi Bocca che le eseguirono nel 1903, basandosi su tracce e lacerti di pitture quattrocentesche.
Rapiti dalle sinuose figure del selciato costituito con i ciottoli bianchi e neri provenienti dal fiume Ticino, mentre i primi lampioni in ghisa, qui sistemati nel 1911, che, la sera, conferiscono al tutto un aspetto nobile e raccolto. È l’eleganza del cuore, antico e moderno, di Vigevano.
Premetto che, purtroppo, la nostra visita si è svolta di lunedì, l’unico giorno che il Castello Sforzesco è chiuso alle visite, peccato. Un’occasione per ritornarci….!!!!!
Ecco le componenti del complesso:
Le scuderie ducali
Scuderia di Ludovico il Moro
La prima delle tre scuderie ducali che si sviluppano in successione, risulta essere in realtà quella più "giovane". Fu fatta edificare nel 1490 circa da Ludovico il Moro in sequenza continua con le due esistenti ed ex novo, come attesta una lapide posta sull’ingresso. E’ lunga 94 metri e larga 12. L'interno è tripartito da monolitiche colonne di serizzo. Secondo alcuni studiosi sarebbe servita da ispirazione per la stalla-modello disegnata da Leonardo da Vinci nel manoscritto B di Parigi. Più probabilmente si tratta del risultato del lavoro di maestranze lombarde certamente influenzate dallo stile del Brunelleschi di cui Leonardo si fece diffusore in Lombardia. Ludovico il Moro fece affrescare le tre scuderie con decorazioni tipicamente bramantesche a disegni geometrici e finte architetture.
Seconda Scuderia
Fu realizzata nel 1473 da Galeazzo Maria Sforza. E’ a due piani. Il piano terra é a vani divisi in tre navate e campate con colonne in serizzo e le volte sono a crociera. L’impostazione rispecchia ancora lo stile gotico. Il piano terra viene utilizzata per mostre temporanee. Il piano superiore ospita il Museo Internazionale della calzatura. Sul lato posteriore si apre un cortile con tettoie e colonne anticamente adibito a maniscalcheria.
Terza Scuderia
Ubicata oltre il portone neogotico d'ingresso al Castello da Corso Repubblica, è collegata all'edificio della Falconiera. Si presenta suddivisa in tre navate. L'esilità delle colonne e le proporzioni tra gli elementi portano a pensare ad una datazione anteriore rispetto alla Seconda Scuderia. E' sede del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina, con ingresso libero.
Il maschio
ll maschio corrisponde all’antico castrum probabilmente di origine longobarda. Documenti del XII-XIII parlano di un complesso castellano che occupava l’altura poligonale al cui centro sorgeva il castello-recetto che era “fortissimo” e aveva per prima difesa una gran fossa. Fino al 1340 svolgeva una funzione di difesa per coloro che vi abitavano e di rifugio sicuro per gli abitanti del borgo e dei sobborghi.
Lì si conservavano, come scrive nel XVI secolo il cancellerie del Comune Simone del Pozzo, “li grani et vini et altre cose più care delli homini et ivi, al tempo dille guerre, li homini si conservano”.
A partire dal 1345 inizia la sua trasformazione in palazzo ducale. Fu soprattutto Ludovico il Moro con il contributo di Donato Bramante a conferirgli l'aspetto di un palazzo rinascimentale.
Grazie all'opera di artisti e artigiani lombardi gli ampi saloni si presentavano affrescati e magnificamente arredati per accogliere la corte ducale, personaggi illustri e sovrani.
Sala dell'affresco
La denominazione di “Sala dell'Affresco" deriva dal rinvenimento e recupero di un antica testimonianza pittorica. Si trova nella parte sinistra del Maschio ed era parte integrante dell'antico Palazzo Ducale. L'affresco oggi restaurato viene fatto risalire agli anni di Galeazzo Maria Sforza (1466-1476), primogenito di Francesco Sforza. Si tratta di lacerti che tuttavia fanno presumere come la rappresentazione, in origine, doveva essere vivacissima da un punto di vista coloristico e affollata da quello compositivo. In un paesaggio popolato da fantastici alberi carichi di frutta e da animali (si riconosce un istrice e un coniglio bianco) accanto a figure in gran parte sparite di dame e cavalieri, risaltano due paggi che, con le gote gonfie, soffiano in due strani corni da caccia. Ad uno di essi é appesa una cartella con dipinti due frutti, forse melagrane, dal significato probabilmente araldico. Secondo gli studiosi si tratta di una delle rare testimonianze superstiti delle grandi imprese decorative avviate da Galeazzo Mario Sforza nei castelli di Milano e Pavia.
Falconiera
Edificio così chiamato perché destinato all’allevamento dei falchi da preda. La sua costruzione è databile intorno al 1488, epoca di Ludovico il Moro. La parte più antica è costituita dal piano terreno che si presenta diviso in ampie sale coperte da volte a lunetta. Il leggiadro loggiato aereo superiore, recentemente restaurato, è attribuito a Donato Bramante: presenta arcate a tutto sesto sostenute da esili colonnine di granito con capitelli simili a quelli delle scuderie ducali. Sulle arcate sono state recuperati affreschi con motivi decorativi d’epoca rinascimentale. Le cronache del tempo narrano che dall’edificio della Falconeria, venivano fatti levare in volo i falconi per accompagnare la corte ducale nelle cacce lungo i boschi del fiume Ticino e nelle campagne della Lomellina
Loggia delle dame
E’ la parte superstite del “Palazzo delle Dame”, realizzato intorno al 1490 da Donato Bramante su incarico di Ludovico il Moro, e che sorgeva accanto al Maschio o Palazzo Ducale. La loggia superstite presenta i caratteri tipici degli edifici realizzati bramanteschi come il chiostro di S.Maria delle Grazie, la Canonica di S.Ambrogio a Milano. Il profilo è a sette arcate a tutto sesto in marmo bianco che poggiano su colonne dai raffinati capitelli in pietra scura e a motivi floreali. Originariamente la loggia si affacciava su un giardino pensile coltivato con essenze ricercate. Era questa la parte “femminile” del Castello, la residenza riservata a Beatrice d’Este e alla sue dame. Doveva presentarsi riccamente decorata da affreschi eseguiti dallo stesso Bramante. Il giardino era noto come il “Giardino della Duchessa”. Sotto la quota del giardino erano interrate le cantine del Castello. L’eliminazione del giardino con relativo sterramento è una conseguenza dei pesanti e spesso sconsiderati interventi eseguiti nel corso dell’Ottocento e finalizzati alla trasformazione del Castello in caserma per l’esercito regio.
Cavallerizza
Maestoso edificio con una bellissima struttura
a capriate in legno, fu realizzato nel 1837 sull’area della distrutta Rocca
Vecchia. Il progetto dell’ing. Ludovico Inverardi, commissario delegato del
genio Militare, rispondeva all’esigenza di disporre di un maneggio coperto per
i cavalli alloggiati in castello a partire dal 1811. Accanto alla attuale
Cavallerizza, oggi ristrutturata e utilizzata per manifestazioni ed eventi,
sorgeva un analogo edificio crollato negli anni Sessanta in seguito ad
abbondanti nevicate. Al suo posto ora è stato realizzato un giardino pubblico.

Strada coperta
Si tratta di un manufatto unico in tutta l’architettura castellana europea e rappresenta una delle più formidabili opere di ingegneria militare medievale. La strada coperta, chiamata anche strada serrata o pensile, ha proporzioni gigantesche: è lunga 167 metri e larga 7. Supera un dislivello di 10 metri tra il maschio del Castello e il luogo in cui un tempo sorgeva la Rocca Vecchia, fortilizio affacciato sulle campagna, al limite delle mura. Fu realizzata nel 1347 da Luchino Visconti per consentire ai signori di Milano di entrare e uscire dal Castello senza essere visti dagli abitanti del borgo, e di fuggire in caso di pericoli incombenti. E’ una costruzione possente che é rimasta intatta nella sua colossale struttura: i militari vi fecero transitare pesantissimi cingolati fino alla metà degli anni '60 del secolo scorso senza alcun danno per la struttura. La sua realizzazione costò cara ai vigevanesi in quanto vennero abbattute diverse abitazioni dell’allora borgo.
Si tratta di due imponenti e suggestive strutture di collegamento che, in successione, dalle immediate vicinanze di Piazza Ducale, conducono attraverso piani rialzati all’antico fossato del Maschio del Castello e alla spazio della Cavallerizza. Completamente percorribili grazie ad un recente restauro, si presentano divise in due sezioni di grandi dimensioni che ospitano nel corso dell’anno mostre ed eventi di richiamo. Il passaggio, specialmente del secondo tratto, consente di ammirare le stratificazioni storiche e funzionali: scuderia per cavalli a partire dal XVIII secolo, luogo di lavoro per le maestranze della corte ducale degli Sforza (è visibile il locale adibito a ghiacciaia).
Torre del Bramante
LA STORIA
La prima menzione documentata di una “torre” collocata nell’area dell’attuale castello risale al 1198. In quell’anno i consoli della città di Pavia elevano Vigevano al rango di “borgo” sottoposto alla giurisdizione di Pavia; nel documento si fa menzione ad una “torre” che i vigevanesi hanno giurato di costruire alta quanto sarà ordinato dai consoli pavesi.
Della torre medievale non conosciamo forma e altezza. Sappiamo soltanto che già a partire dal ‘400 vi erano collocate le campane e un orologio con ruote e ingranaggi.
Alla fine del XV secolo anche la torre, come tutto il resto del castello e della piazza sottostante, subisce un profondo rinnovamento per opera del duca Ludovico Maria Sforza, detto il Moro.
Il Moro fa demolire in parte la vecchia torre, ormai quasi inagibile, e ne fa costruire una nuova dalle eleganti e slanciate forme rinascimentali. La parte più elevata viene costruita a imitazione della Torre del Filarete al Castello Sforzesco di Milano.
Già i vigevanesi del tempo vedevano nelle forme della nuova torre il genio di Donato Bramante, il più grande architetto del Rinascimento, attivo alle fine del ‘400 presso la corte sforzesca e spesso presente a Vigevano.
Una lapide posta alla base del monumento ricorda l’intervento voluto dal Moro, celebrando in particolare di aver dotato Vigevano di una nuova “bellissima torre”. Tutto il manufatto era affrescato all’esterno. Nel corso dei secoli si resero necessari vari interventi di manutenzione e restauro; la cuspide finale, con cupolino in rame, venne aggiunta nel XVII secolo.
Ancora oggi la Torre scandisce la giornata dei vigevanesi, sia con il suo grande orologio sia con i rintocchi delle campane.
Da secoli ormai è il simbolo della città di Vigevano e compare nello stemma comunale.
DESCRIZIONE
La torre consta di 7 piani più il capolino. I primi 4 piani sono aperti al pubblico e mediante una scala interna si può arrivare al terrazzino sporgente, chiuso da merli alla ghibellina, ad un’altezza rispetto al cortile del castello di circa 31 metri. Da qui si gode una magnifica vista sulla Piazza sottostante, sul centro storico, sulle chiese cittadine ma si può spaziare fino al Ticino e oltre.
Al di sopra si trovano altri 3 piani, non accessibili al pubblico, che portano alla cella campanaria.
Sopra la cella il cupolino, costituito da una parte ottagonale di epoca rinascimentale terminante con una cuspide di gusto barocco di fine ‘600.
L’altezza complessiva della Torre è di metri 55,72.
Ps. Alcune foto del Castello sono tratte dalla rete.
Città di VIGEVANO -PV-
Orari di apertura del Castello
Da Martedì a domenica dalle 7:15 alle 16:00
CHIUSO il lunedì
Visitata il 22/06/2020
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