Bar Pasticceria GATTULLO -Milano-
Grande pasticceria e......grande storia.
Parlare di Gattullo non significa solamente disquisire di locale storico, di alta pasticceria e non solo, di locale eccellente per tutte le occasioni e per ogni momento della giornata, dalla colazione allo spuntino della pausa pranzo, dall'ora del thè a quella dell'aperitivo ma significa inevitabilmente parlare di storia.
Una storia particolare fatta di frequentazioni e ritrovo di personaggi , parliamo degli anni 60 /70, divenuti poi delle autentiche celebrità.
Qualche cenno tratto dalla rete:
Intervista a Renato Pozzetto che ben descrive la storia del locale:
Abbiamo avuto il piacere e l' onore di parlarne direttamente con il sig. Domenico Gattullo (classe 1908) che, con il figlio Giuseppe (oggi la terza generazione dei Gattullo) alla cassa manda avanti l'azienda.
Ancora oggi si sveglia all'alba. Esce di casa, attraversa la strada e và in laboratorio. Qui controlla che tutto sia pronto e perfetto per l'ora dell' apertura e delle colazioni..
Sono le tre del pomeriggio e ci sediamo accanto a lui nei tavolini all' esterno: ordiniamo due caffè e , impossibile non farlo, qualche pasticcino.
Ci parla a ruota libera della sua vita ( originario di Ruvo di Puglia ), della sua gavetta fino alla realizzazione dell' attuale locale, di cui, tra gli altri sacrifici oggi è proprietario anche dei muri.
Con le lacrime agli occhi ci parla della perdita della moglie Lella avvenuta circa tre anni or sono: "avrei voluto vendere, ma, per il desiderio espresso dalla compagna di una vita, non me la sono sentita: Ed eccomi ancora qui",
Sorseggiato il caffè e degustato i pasticcini (che bontà!!!!) ci invita all' interno e ci mostra con meritato orgoglio i numerosi e prestigiosi premi ricevuti a cominciare dall' Ambrogino d’oro che il Comune gli ha attribuito nel 1980.
Per la sua attività di pasticcere gli sono stati conferiti inoltre:
-Riconoscimento "Panettone tipico della tradizione artigiana milanese"
Assegnato dalla Camera di Commercio di Milano
-Premio Milano Produttiva l' 08 giugno 2008
-Riconoscimento "Panettone tipico della tradizione artigiana milanese"
Assegnato dalla Camera di Commercio di Milano
-Diploma con Medaglia d'Oro
1988, assegnato dalla Camera di Commercio di Milano
Ci mostra alcune foto storiche di quegli anni passati, un quadro che contiene un divertente articolo del Corriere della Sera scritto da Beppe Viola in cui si celebra il locale, e altri articoli incorniciati.
Ci confida che gli hanno offerto di scrivere un libro su quel periodo"Ci stò pensando! Certo che in tutti questi anni di racconti e aneddoti da raccontare ne avrei parecchi."
Lo scriva sig. Domenico: troverà sicuramente parecchi lettori che rivivrebbero con piacere le storie di quella Milano sicuramente più autentica di quella attuale.
Potrebbe narrare di tutti i suoi "Amici", (e non clienti) che hanno "vissuto" e ritornano ancora a farLe visita, chi direttamente e chi sicuramente dal cielo, consigliato dalla Sua Lella, indirettamente sono ancora lì con Lei, in quelle sale e su quei tavolini.
Personaggi sconosciuti o quasi all' epoca e altri già affermati:
Beppe Viola, Enzo Jannacci, Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni, Diego Abatantuono, Giorgio Gaber, Sergio Endrigo, Paolo Villaggio, Enzo Biagi, Nereo Rocco, Dario Fo, Mariangela Melato, Gerry Scotti, Augusto Martelli, Lino Toffolo, Massimo Boldi, Teo Teocoli, Luciano Bianciardi, Raffele Pisu, Bruno Lauzi, Umberto Bindi.........Giorgio Faletti che nel suo romanzo Appunti di un venditore di donne, ambientato nella Milano di allora, rende omaggio alla storica pasticceria e al suo cappuccio.
Ma non finisce qui: è stato per noi un piacere e un onore (in quanto sono luoghi generalmente top-secret) poter visitare il laboratorio:
Molto grande, di un ordine e una pulizia da fare invidia a "Mastro Lindo", enormi forni, le rastrelliere per la lievitazione dei panettoni capovolti, la pasta per ogni tipo di preparazione pronta nelle grandi celle frigorifere.
Insomma è stato un vero piacere trascorrere un pò di tempo e poter conversare con il sig. Domenico: abbiamo scoperto un pò della Sua Arte Pasticcera e un pò di Storia di Milano.
Grazie sig. Gattullo e, ne siamo certi, La troveremo ancora lì per molto tempo:E stato veramente un piacere conoscerLa, Grande Uomo, vecchio stampo, d'altri tempi..............insomma un pugliese con il "coeur in man" come "disen a Milan".
Ps. Sig Gattullo, tutto ok, ma sono anni che il suo locale è un covo di milanisti e quelle maglie appese, e tutti quei frequentatori famosi rossoneri........! Mah!!! certo non si può essere perfetti.............Scherzo caro "cugino" dell' altra sponda di Milano,,,!!!!
Nota:alcune foto sono tratte dalla rete.
Pasticceria Gattullo
Piazzale di Porta Lodovica 2
20136 Milano
Tel. 02.58310497
Aperta dalle 7 alle 21.
Chiusa il lunedì.
Visitata il 12/10/2014
Per il locale:
Per la storia:
Una storia particolare fatta di frequentazioni e ritrovo di personaggi , parliamo degli anni 60 /70, divenuti poi delle autentiche celebrità.
Qualche cenno tratto dalla rete:
Intervista a Renato Pozzetto che ben descrive la storia del locale:
«Ci vede, lì
nella foto che hanno appeso al muro, con le nostre belle cravattine precise?
Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Jannacci, io, Cochi, Sergio Endrigo, Augusto
Martelli, Giorgio Gaber. Era il 1965. E il posto era questo, il solito
Gattullo». Se un mattino di giugno alle otto e mezza Renato Pozzetto ti convoca
in una pasticceria a Porta Lodovica, di sicuro ci vai di corsa. Perché è
l'occasione di capire, nel posto giusto e dal testimone più prezioso, come lo
spirito del surrealismo sia planato, tra dopoguerra e boom, sul pavè di Milano.
In principio era il derby, non inteso ancora come tempio del cabaret ma come
duello Milan-Inter. «In quelle domeniche là era tanta l'attesa della partita
che ci inventavamo una sfilza di scuse finte per dire agli amici che no, a noi
non c'importava, allo stadio non ci saremmo andati: ho la zia da andare a
trovare! la comunione del cuginetto! I fiori a portare al cimitero!»
Di che anni
stiamo parlando, e voi chi eravate?
Più i 50 che
i 60, andavamo ancora a scuola, Milano era piccola piccola e il Gattullo un
buco. Noi eravamo io e Cochi che ci conoscevamo da bambini, più gli amici della
compagnia: il Cobianchi, lo Zambelli, il Ciccarelli»
Ma il gruppo
storico? Beppe Viola, Jannacci?
Nooooo. Per
loro c'è tempo. Coi ragazzi si stava seduti sulle panchine, si giocava a palla,
si beveva un bianchino. Si prendeva il tram numero 3 e si andava in centro a
guardare le vetrine. Non avevamo niente. Niente, a parte le parole. E con
quelle giocavamo».
È lì che
sono nati i tormentoni del cabaret e poi della tivù?
«Più che
altro avevamo un gergo: andare a mangiare si diceva "al pito", bere
"al trinco", partire per le ferie "andare al Sant'Anselmo della
spesa". Fare l'amore, che di quei tempi era una parola grossa, era
“prendersi il gusto”. E le ragazze “le bastone”, nel senso che ci tenevano
sotto schiaffo. Ma l’aspetto più interessante era un certo humour nero. Moriva
qualcuno nel quartiere e
ci davamo la
notizia con un gesto: "hai presente il Mario dell'edicola?
Ciao-oo...". E il cancro era il fantolo: gli è venuto un fantolo al
melone».
Ma il
Cobianchi, lo Zambelli e il Ciccarelli non sono diventati famosi, e lei e Cochi
invece sì. Com'è successo che il mondo dello spettacolo è poi arrivato da
Gattullo?
«Siamo stati
noi a portarlo lì. Milano allora era mescolatissima, capitava che noi studenti
finissimo alla galleria d'arte notturna "La Muffola" di Velia e Tinin
Mantegazza e conoscessimo Lucio Fontana, Piero Manzoni che poveretto è morto
giovane, Luciano Bianciardi, e poi il Dario, Dario Fo: dopo un po' saltava
fuori una chitarra e ci si metteva a cantare. Si andava anche all'Oca d'oro di
via Lentasio, qualche volta al Giamaica dove passava spesso Mariangela Melato
che stava in Montebello: ma io con Mariangela andavo soprattutto a ballare il
rock'n'roll in una balera di corso Europa. Con Cochi eravamo appassionati di
canti popolari, anarchici e di protesta, come quelli sullo scandalo della Banca
romana: "S'affondano le mani nelle casse - crac! si trovano sacchetti
pieni d'oro - crac! e noi per governare, come fare? Rubar, rubar, rubar, sempre
rubare!"».
Niente di
nuovo sotto il sole.
«Appunto.
Gino Negri ci ha notati e ci ha portati a cantare nei circoli di sinistra. Ma
anche in piedi nelle sale biliardo, se capitava. Ecco, quei nuovi amici son
venuti a trovarci da Gattullo, e il posto gli è piaciuto. Dopo la chiusura la
cucina la occupavamo noi, c'era un tizio detto il Diavolo che faceva da
mangiare da padreterno».
E poi la
passione si è trasformata in lavoro.
«È arrivato
Jannacci e ha imposto le regole: è stato lui a spiegarci che, se si voleva fare
sul serio, bisognava impegnarsi nel lavoro, essere puntuali, non scadere nella
volgarità. Ci ha dato coraggio e ci ha aiutato a scrivere le prime canzoni, a
cominciare da A me mi piace il mare. Quando è nato il Caber64 in via
Santa Sofia è stata la svolta cruciale: dagli scherzi con gli amici si è
passati all' "ecco a voi". Poi è arrivato il Gruppomotore, con Enzo,
Teocoli, Lino Toffolo. E il Derby, con Dario che è venuto a impostare il
lavoro. E la tivù, e Beppe Viola che lavorava in Rai. Bar di riferimento,
sempre Gattullo».
Ci racconta
la storia dell'ufficio facce?
«Era una
specie di circolo virtuale, inesistente, però organizzato come il Rotary o il
club di Topolino. Essere ammessi era un'impresa, e se ti riusciva ti davano il
timbro. Il presidente era il Cobianchi, ovvio, anche se noi immaginavamo che
sopra di lui ci fosse una figura più evanescente, occulta. Qualche anno dopo un
ufficio facce me lo volevo comprare davvero, un negozio qui in via Col di Lana,
avrei aperto bottega e messo la targa. Poi ho pensato che quegli anni erano
finiti, non è più tempo di ufficio facce».
Ma lei è
ancora quello del bar.
«E il mio
orgoglio è stato quello di aver portato in teatro, al cinema e in tv proprio
quell'umorismo lì. Un po' freddo, anzi glaciale. Senza sorridere, senza
chiamare l’applauso. Lo faccio da sempre. Lo facevamo tutti a Porta Ludovica».
Tratto dalla rete:
UN PANINO DA GATTULLO:
Tratto dalla rete:
UN PANINO DA GATTULLO:
"Il materiale impiegato per la confezione di un triplo
special potrebbe risolvere i più gravi problemi di alcuni paesi del terzo
mondo. Questa una delle considerazioni emerse recentemente durante la
conferenza dei non allineati ad Algeri. Fidel Castro ha dichiarato che potrebbe
rinunciare ai mercati sud americani e asiatici per la vendita dello zucchero se
Domenico Gattullo fosse disposto a diventare suo cliente. Domenico Gattullo è
proprietario dell'omonimo bar sito a porta Lodovica (Milano), uno dei punti d'incontro
più chic del mondo. Il triplo special è il panino più sontuoso che mai sia
stato ideato dall'uomo, un autentico capolavoro dell'arte italiana, l'opera più
avanzata della tecnologia culinaria universale. Naturalmente la gamma dei
panini creati dal genio di Domenico è varia e irreversibile come dice la parola
stessa. Caratteristica di questi panini: 1) il grado di fantasmagoria
multipolicromica; 2) potenziale scarsamente nutritivo; 3) il prezzo:
ottantamila lire l'uno.
Per avvicinare questi panini si organizzano in ogni parte
del mondo tremendi voli charter (di alcuni, tra l'altro, si ignorano notizie da
alcuni mesi circa) con destinazione Gattullo.
Per questo scopo il signor Domenico ha fatto abbattere un
quartiere di case popolari e due gasometri per costruirvi un aeroporto che dà
direttamente nel locale. Il traffico aereo è diretto da un satellite
artificiale di proprietà esclusiva del bar e grazie al quale si può vedere
anche la televisione svizzera. La zona è una delle più depresse della vecchia
Europa ma tra le meglio servite in fatto di fauna umana e di servizi pubblici.
Di qui passano tutti i tram e le automobili della città. C'è una scuola
bellissima, giudicata pericolante subito dopo il terremoto di Messina e dove in
questi giorni si è inaugurato il nuovo anno didattico: i settemila bambini che
occuperanno le dodici aule saranno educati con sistemi modernissimi, già
sperimentati felicemente a Dachau alcuni anni fa. In seguito ai recenti
provvedimenti relativi al costo della benzina adottati dal consiglio dei
ministri, gli abitanti del quartiere hanno deciso di organizzare una festa
popolare di ringraziamento nel corso della quale verrà celebrata una funzione
religiosa, ma nel senso buono. Condizioni metereologiche abituali della zona:
freddo intenso e nebbia forza undici. Abbastanza frequente la presenza di lupi
affamati, anch'essi spediti con voli charter dal Parco nazionale d'Abruzzo. Il
signor Domenico, giustamente fiero delle iniziative dei suoi concittadini, ha
deciso di sollevare il morale della gente del luogo entrando in trattative col
comune di Pisa per l'acquisto di una torre pendente che potrebbe costituire un
ottimo richiamo turistico e quindi dare incremento al commercio. Ma passiamo
ora alla descrizione dell'interno del famoso bar che ha fatto pronunciare a De
Chirico la famosa frase "Ammetto di aver sbagliato".
Alle pareti, Pissarro, Picasso e Cochi e Renato, appesi per
i piedi perché scoperti a mangiare un panino portato da casa. Bancone in oro
massiccio, posateria acquistata dallo zar bisognoso di liquido, a Mosca, mentre
era in pieno svolgimento la rivoluzione d'ottobre. Bicchieri del Louvre e
tappeti ceduti, perché troppo costosi, dallo scià di Persia, il ben noto Reza
Pahlevi. In questi giorni l'imperatore non è presente perché invitato dal
signor Domenico a Langhirano per trattare una partita di culatello. Nel retro
(se così si può definire una sala che ricorda il bed-room di Ramsete III)
piscina in avorio del '700 con dimensioni assai vicine a quelle del famoso mar
Caspio. In questa sala Mark Spitz svolge il suo normale lavoro di bagnino con
sette medaglie d'oro sul petto.
Per i clienti passibili di choc e arresti cardiaci, reparto
di rianimazione a unità coronarica diretto dall'illustre prof. Vercesik che ha
ai propri ordini un'équipe ginevrina dell'Opera di Vienna.
I camerieri vengono reclutati presso la Comédie Française o
il Bolscioi di Mosca. Alla cassa, Nelson Rockfeller che per assumere tale
incarico ha rinunciato definitivamente alla Casa Bianca. Matiné con Cochi e
Renato diretti da Herbert von Karajan.
Al centro di questo semplice apparato c'è, come detto, il
panino in varie interpretazioni, ideato e realizzato dal signor Domenico che ha
studiato per molti anni i segreti del tonno in scatola.
Il segreto di questa straordinaria escalation
politico-gastronomica del bar Gattullo è racchiuso nella cassaforte, un
gigantesco impianto costruito a Cape Kennedy dal prof. Werner von Braun,
dimissionario dalla NASA per espresso desiderio del signor Domenico. La
cassaforte è costruita interamente con materiale lunare, trasferito
direttamente a Porta Lodovica da Armstrong, Aldrin e Collins subito dopo
l'ammaraggio di Apollo 10. Nella cassaforte è custodita la maionese.
Al bar vige un perfetto sistema democratico: esistono
infatti panini speciali per operai e muratori, per esponenti della sinistra
extraparlamentare ed ex legionari, per guerriglieri sudamericani e ustascia. La
dimensione politica del panino è suggerita dal prezzo dello stesso che può
variare da un minimo di 150 lire a un massimo di ottantamila, il tutto regolato
da una rivoluzionaria legge economica ideata e sottoscritta per il signor
Domenico dal barone Rotschild da non confondere col barone de Coubertin che si
occupa di stupidaggini. La formula, di poche parole, dice esattamente cosi:
oggi non si fa credito, domani sì."
Abbiamo avuto il piacere e l' onore di parlarne direttamente con il sig. Domenico Gattullo (classe 1908) che, con il figlio Giuseppe (oggi la terza generazione dei Gattullo) alla cassa manda avanti l'azienda.
Giuseppe Gattullo la 3° generazione. |
Ancora oggi si sveglia all'alba. Esce di casa, attraversa la strada e và in laboratorio. Qui controlla che tutto sia pronto e perfetto per l'ora dell' apertura e delle colazioni..
Sono le tre del pomeriggio e ci sediamo accanto a lui nei tavolini all' esterno: ordiniamo due caffè e , impossibile non farlo, qualche pasticcino.
Ci parla a ruota libera della sua vita ( originario di Ruvo di Puglia ), della sua gavetta fino alla realizzazione dell' attuale locale, di cui, tra gli altri sacrifici oggi è proprietario anche dei muri.
Con le lacrime agli occhi ci parla della perdita della moglie Lella avvenuta circa tre anni or sono: "avrei voluto vendere, ma, per il desiderio espresso dalla compagna di una vita, non me la sono sentita: Ed eccomi ancora qui",
Sorseggiato il caffè e degustato i pasticcini (che bontà!!!!) ci invita all' interno e ci mostra con meritato orgoglio i numerosi e prestigiosi premi ricevuti a cominciare dall' Ambrogino d’oro che il Comune gli ha attribuito nel 1980.
Per la sua attività di pasticcere gli sono stati conferiti inoltre:
-Riconoscimento "Panettone tipico della tradizione artigiana milanese"
Assegnato dalla Camera di Commercio di Milano
-Premio Milano Produttiva l' 08 giugno 2008
-Riconoscimento "Panettone tipico della tradizione artigiana milanese"
Assegnato dalla Camera di Commercio di Milano
-Diploma con Medaglia d'Oro
1988, assegnato dalla Camera di Commercio di Milano
Ci mostra alcune foto storiche di quegli anni passati, un quadro che contiene un divertente articolo del Corriere della Sera scritto da Beppe Viola in cui si celebra il locale, e altri articoli incorniciati.
Ci confida che gli hanno offerto di scrivere un libro su quel periodo"Ci stò pensando! Certo che in tutti questi anni di racconti e aneddoti da raccontare ne avrei parecchi."
Lo scriva sig. Domenico: troverà sicuramente parecchi lettori che rivivrebbero con piacere le storie di quella Milano sicuramente più autentica di quella attuale.
Potrebbe narrare di tutti i suoi "Amici", (e non clienti) che hanno "vissuto" e ritornano ancora a farLe visita, chi direttamente e chi sicuramente dal cielo, consigliato dalla Sua Lella, indirettamente sono ancora lì con Lei, in quelle sale e su quei tavolini.
Personaggi sconosciuti o quasi all' epoca e altri già affermati:
Beppe Viola, Enzo Jannacci, Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni, Diego Abatantuono, Giorgio Gaber, Sergio Endrigo, Paolo Villaggio, Enzo Biagi, Nereo Rocco, Dario Fo, Mariangela Melato, Gerry Scotti, Augusto Martelli, Lino Toffolo, Massimo Boldi, Teo Teocoli, Luciano Bianciardi, Raffele Pisu, Bruno Lauzi, Umberto Bindi.........Giorgio Faletti che nel suo romanzo Appunti di un venditore di donne, ambientato nella Milano di allora, rende omaggio alla storica pasticceria e al suo cappuccio.
MILANO PASTICCERIA GATTULLO: PRIMI ANNI - UMBERTO BINDI BRUNO LAUZI ENZO JANNACCI RENATO POZZETTO COCHI PONZONI SERGIO ENDRIGO AUGUSTO MARTELLI GIORGIO GABER |
Ma non finisce qui: è stato per noi un piacere e un onore (in quanto sono luoghi generalmente top-secret) poter visitare il laboratorio:
Molto grande, di un ordine e una pulizia da fare invidia a "Mastro Lindo", enormi forni, le rastrelliere per la lievitazione dei panettoni capovolti, la pasta per ogni tipo di preparazione pronta nelle grandi celle frigorifere.
Insomma è stato un vero piacere trascorrere un pò di tempo e poter conversare con il sig. Domenico: abbiamo scoperto un pò della Sua Arte Pasticcera e un pò di Storia di Milano.
Il "Boss" Domenico Gattullo. |
Grazie sig. Gattullo e, ne siamo certi, La troveremo ancora lì per molto tempo:E stato veramente un piacere conoscerLa, Grande Uomo, vecchio stampo, d'altri tempi..............insomma un pugliese con il "coeur in man" come "disen a Milan".
Ps. Sig Gattullo, tutto ok, ma sono anni che il suo locale è un covo di milanisti e quelle maglie appese, e tutti quei frequentatori famosi rossoneri........! Mah!!! certo non si può essere perfetti.............Scherzo caro "cugino" dell' altra sponda di Milano,,,!!!!
Nota:alcune foto sono tratte dalla rete.
Pasticceria Gattullo
Piazzale di Porta Lodovica 2
20136 Milano
Tel. 02.58310497
Aperta dalle 7 alle 21.
Chiusa il lunedì.
Visitata il 12/10/2014
Per il locale:
Per la storia: