12 novembre 2015

251-Quando l'olio di oliva è venduto per extravergine.



Quando l'olio di oliva è venduto per extravergine.


Si fa presto a dire extravergine !

E’ di questi giorni la notizia che diverse aziende sono finite nel mirino dei NAS di Torino per frode alimentare in quanto, dopo i necessari controlli, spacciavano olio di oliva come extravergine.


Nella bufera sette aziende italiane produttrici di olio  che hanno visto i loro rappresentanti legali iscritti nel registro degli indagati per frode. Nomi importanti e conosciuti nel settore: Carapelli, Santa Sabina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (confezionato per la Lidl) e Antica Badia (per Eurospin).


I campionamenti sono stati effettuati nei laboratori dell’Agenzia delle dogane, uno degli enti più autorevoli e affidabili per l’analisi dell’olio di oliva. Sembra che, al termine delle analisi, le marche esaminate abbiano fatto registrare valori al di sotto di quelli definiti dall’Unione Europea come necessari per dichiarare un olio “extravergine d’oliva“.





Ricordo che a maggio di quest’anno Test, la rivista che propone test sui prodotti e servizi  scelti tra vari settori merceologici e nata dalle “ceneri” della redazione del settimanale Salvagente, aveva fatto analizzare dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane venti bottiglie di olio delle marche più vendute sul mercato. Le analisi avevano portato a declassare 9 degli oli campionati a semplici “oli di oliva vergine”, a causa di una serie di difetti riscontrati durante la prova di assaggio. In seguito, erano stati fatti i controlli chimico-fisici sui principali parametri di acidità, perossidi e alchil esteri. Ed è proprio da lì che sarebbe partita l’indagine.


L’inchiesta della procura di Torino non riguarda ovviamente una possibile nocività dei prodotti, che non c’è, ma il potenziale inganno nei confronti dei consumatori. Secondo l’accusa, infatti, gli acquirenti avrebbero pagato le bottiglie di olio il 30% in più del loro effettivo valore, pensando che fosse extravergine quando in realtà non lo era.


Come per tantissimi alimenti, anche l'olio è suddiviso in categorie secondo il regolamento CE nr. 1019 del 2002. L'olio viene suddiviso in olio d'oliva, olio vergine di oliva ed infine il prodotto migliore ed ovviamente il più costoso l'olio extravergine di oliva, raccomandato per le sue proprietà poiché si tratta di un olio superiore che viene ottenuto direttamente dalle olive, attraverso procedimenti meccanici nella lavorazione diretta del prodotto. Per essere definito tale, l'olio deve avere un'acidità inferiore allo 0.8%, da questo ne deriva il requisito minimo per la definizione ad olio extravergine di oliva.


Negli ultimi anni si è battuto molto sulle qualità del vino, al punto che oggi qualsiasi consumatore medio sa bene che esistono rossi da 1,99 euro che si acquistano al supermercato e grandi vini da decine di euro che si trovano nelle enoteche (poi gli uni e gli altri si trovano dappertutto, volendo) e che quindi facendo la spesa si tratta solo di fare una scelta consapevole. Mentre tutto ciò accadeva per un prodotto che in fondo è destinato solo a una parte del pubblico (ci sono i bambini, i ragazzi, gli astemi, quelli che per ragioni di salute non possono assumere alcol, quelli che preferiscono altre bevande alcoliche), per l'olio, che invece è consumato 1-99 (anni) quotidianamente, è passato il concetto che una bottiglia di una grande azienda, magari tra quelle finite nell'inchiesta torinese, magari in offerta sullo scaffale di un ipermercato a pochi spiccioli, andasse benissimo. Anzi, fosse il top. E invece no. Alla domanda: come esser certi di non acquistare un olio scadente, al di là delle dicitura in etichetta?, la prima risposta è: guardate il prezzo. Un olio extravergine buono non può infatti costare meno di 7-8 euro alla bottiglia. Il costo infatti per il produttore che voglia mantenere un alto standard qualitativo non può essere inferiore a 5 euro al litro. In fondo anche la certificazione ha un suo costo. 


E la piramide qualitativa, che vede in cima l'extravergine, al di sotto il vergine e sotto l'olio d'oliva semplice, ottimo per le fritture. C'è poi un altra trappola: quella del possibile acquisto dell'olio della campagna olearia (il corrispondente della vendemmia) 2014, un anno drammatico per il made in Italy con la produzione scesa al minimo storico di 300mila tonnellate e la conseguente impennata del 38 per cento delle importazioni, per lo più dalla Tunisia, che hanno raggiunto le 666 milioni di tonnellate, di olio usato per «tagliare» quello nostrano. Per fortuna la stagione 2015 sembra nascere sotto ben altri auspici, grazie anche all'andamento climatico favorevole che ha anche limitato gli attacchi della mosca olearia, che era stata la concausa della pessima annata precedente.



Quindi, leggere attentamente l’ etichetta sulla bottiglia e non badare troppo al risparmio: a certi prezzi non potrà mai essere “olio extravergine” così come a prezzi stracciati non troverete mai una “buona bottiglia di Vino”. 







Allora...."OCCHIO" e...alla prossima !









Nessun commento:

Posta un commento