10 agosto 2020

622-Gita a Introd e Les Combes d’Introd – INTROD -AO-

 

Gita a Introd  e Les Combes d’Introd – INTROD -AO-


Storia e tradizione: ponti, castello, parc animalier e il sentiero dei Papi.

 

Come arrivarci:

uscita autostradale di Aosta Ovest-Aymavilles. All’uscita dell’autostrada proseguire dritto in direzione Aosta fino al semaforo: qui girare a sinistra e percorrere la strada statale 26 in direzione Monte Bianco lasciandosi il castello di Sarre sulla destra e superando il paese di Saint-Pierre. Proseguendo ancora dritto sulla strada statale si arriva a Villeneuve. Superato il paese percorrere tutto il rettilineo della strada statale fino al bivio per Introd-Rhêmes-Valsavarenche, girare a destra e salire sulla strada principale fino al paese di Introd, situato tra la Dora di Rhêmes e il torrente Savara, i corsi d'acqua che solcano rispettivamente la Val di Rhêmes e quella di Valsavarenche, le quali appartengono al Parco Nazionale del Gran Paradiso, che proprio a Introd ha inizio. Il paese si trova infatti all’imbocco della Valle di Rhêmes e della Valsavarenche, due delle tre valli valdostane appartenenti al Parco Nazionale del Gran Paradiso.







Per proseguire verso Les Combes:

dal Parc Animalier in corrispondenza della curva, tenersi verso destra e proseguire dritto fino al bivio per bes Combes. Qui girare a sinistra e salire fino al villaggio di Les Combes.

 

Iniziamo da Introd e vediamo cosa si può ammirare:

Parc animalier.

Il Parc animalier (che tratto in un post precedente), un parco faunistico che si estende per 4 ettari, dove poter ammirare flora e fauna della Valle.


Il castello del XXIII° secolo.

Il castello di Introd fu costruito dal nobile Pierre Sarriod, figlio di Marc, verso il 1260. I suoi discendenti l’abitarono fino al 1910. Secondo gli storici, il maschio centrale potrebbe essere anteriore alla data di edificazione del castello: un documento del 1244, concernente l’autorizzazione a “sublimandi atque merlificandi turrim” ( innalzare e dotare di merli la torre) si riferisce in effetti, con tutta probabilità, alla torre in oggetto. Originariamente, il castello presentava una forma ottagonale, come attestato da numerose fotografie d’inizio secolo. Nel 1910, la sua struttura subì delle profonde ristrutturazioni che ne hanno modificato l’aspetto. Il castello, attualmente di proprietà della famiglia Caracciolo di Napoli, è aperto al pubblico dal 2007 per visite guidate.

 






 Lo pon noù (il ponte nuovo)

Realizzato nel corso della prima guerra mondiale, su un baratro di più di 80m, lì dove circa mezzo secolo prima l’aveva auspicato George Brun molto originale, questo ponte è un vero capolavoro di architettura. I lavori di costruzione cominciarono il 5 luglio 1915 e terminarono all’incirca un anno dopo. Per l’enorme impalcatura di legno, di 8m di larghezza e 34m di lunghezza, furono usati dei tronchi d’albero interi. Le pietre utilizzate per questa opera sono state estratte nel vicino villaggio del Norat.
In questo periodo è oggetto di lavori di manutenzione e le  impalcature che lo avvolgono ne limitano la visione. Per ovviare a ciò allego foto tratte dalla rete.
E’ il ponte più alto della Valle e l’orrido sottostante è veramente impressionante.
 









Lo pon vioù (il ponte vecchio)

Questo ponte in pietra fu realizzato tra gli anni 1827-28. Fino al 1916 rappresentò, per la gente che veniva dai villaggi più a valle, l’unica via di accesso al capoluogo. Sul parapetto, al centro del ponte, si innalza una magnifica croce in pietra; secondo la memoria popolare, essa fu eretta in ricordo della morte di un uomo precipitato nell’abisso: un operaio intento a smantellare l’impalcatura del ponte oppure un pastore, che sarebbe caduto nell’orrido con un giovane manzo che cercava di trattenere. Curiosità storica: Il ponte vecchio rimpiazzò un ponte di legno molto più antico (almeno del XVI secolo) del quale le spalle
sono ancora visibili attualmente, vicino al ponte attuale. Da quanto si apprende da antichi documenti questo ponte di legno era conosciuto con il nome di grand pont d’Introd (gran ponte di Introd).


 Chiesa parrocchiale della Conversione di San Paolo.

Della chiesa menzionata nella bolla del 1176 rimane probabilmente il campanile che, sia pure rimaneggiato nei secoli successivi, conserva tracce della sua costruzione in epoca romanica. In occasione della consacrazione dell’edificio rinnovato, il 14 maggio 1441, in mancanza delle tradizionali reliquie, fu posta nell’altare un’ostia consacrata, che sarebbe
stata prodigiosamente ritrovata intatta a distanza di quasi due secoli e mezzo, durante nuovi lavori di restauro della chiesa, eseguiti intorno agli anni Ottanta del XVII secolo.
Nel XV secolo fu probabilmente sopraelevato il campanile, in seguito ulteriormente alzato con l’aggiunta della cella campanaria e dell’altissima guglia.
Un vano quattrocentesco a pianta quadrata, addossato alla parete sud del coro e visibile dall’interno del cimitero, è  sopravvissuto ai rimaneggiamenti successivi, e mostra ancora
una finestra e una porta decorati col motivo dell’arco carenato: ospitava la cappella fondata dai nobili Sarriod e dedicata ai santi Caterina e Michele.
Nel 1904 la chiesa assunse l’aspetto attuale: il prolungamento della navata comportò l’addossamento della facciata alla vicina casa parrocchiale e il conseguente spostamento
dell’ingresso sul fianco meridionale; ai lavori contribuirono in modo diretto i fedeli del luogo, con prestazioni d’opera. L’edificio ha una pianta a forma di croce latina. Il presbiterio, con la sua volta a spicchi, risulta lievemente più elevato rispetto alla navata. L’interno fu ridecorato nei primi anni del Novecento, secondo il gusto del tempo e le modeste risorse rimaste a disposizione della parrocchia.
L’altare maggiore, in legno scolpito e decorato con colonne tortili percorse da tralci di vite, risale alla fase ricostruttiva tardoseicentesca e conserva un dipinto attribuito all’artista
valsesiano Giacomo Gnifeta (1695), in cui si osserva l’episodio della conversione di san Paolo. Di grande pregio è il  tabernacolo, interamente dorato, a forma di tempietto, con due
registri sovrapposti di minuscole colonne alternate a nicchie recanti statuette di santi. Completano la decorazione le statue di san Paolo (a sinistra dell’altare) e di san Pietro (a destra).
Gli altari laterali, di analoga fattura, presentano gli stessi elementi decorativi barocchi dell’altare maggiore. Quello di sinistra è dedicato alla Madonna del Rosario; quello di destra è intitolato a san Giuseppe, pur presentando una tela raffigurante una Madonna con Bambino e i santi Antonio abate e Luigi Gonzaga.








Maison Bruil.

La “Maison Bruil”, tipico esempio di costruzione rurale valdostana che ospita un museo sull’alimentazione tradizionale e i laboratori “dell’Atelier du goût”.

 



Da non dimenticare i numerosi laboratori degli artigiani del legno, le aziende agricole e vitivinicole, che offrono un’ampia scelta dei prodotti tipici dell’artigianato e dell’eno-gastronomia valdostana.





Terminata la visita di Introd, percorriamo la strada citata all’inizio: sono 7 Km di strada asfaltata piena di curve e tornanti e raggiungiamo il villaggio di Les Combes che sovrasta il comune di Arvier, ma fa parte del comune di Introd. Sorge in una radura in dolce pendenza, dedicata all’agro-pastoralismo, al grano e ai fieni.
L’architettura tradizionale di Les Combes usa soprattutto la pietra, ed è composta da grandi abitazioni la cui evoluzione si dispiega dal Basso Medioevo al XIX secolo. Diverse costruzioni massicce del XV secolo, sempre in pietra, sono conservate al centro del villaggio, e sono affiancate, qua e là, da un granaio in legno.












Il borgo ha avuto notorietà internazionale in quanto località di villeggiatura estiva dei sommi pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nonché del cardinale Tarcisio Bertone (insignito anche del titolo di cittadino onorario del comune).
A partire dal 1989, i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno fatto di Les Combes la meta privilegiata dei loro soggiorni estivi. Negli ultimi anni questo piccolo villaggio di montagna è stato onorato per ben 12 volte dalla presenza del capo della chiesa di Roma.
Del resto Il villaggio di “Les Combes” offre uno spettacolo di singolare bellezza. Come non lasciarsi sedurre dalla vista sul Monte Bianco, sul Ruthor, sull’Emilius, sulla Becca di Nona, sul massiccio del Monte Rosa. Questi splendidi panorami sono altrettanti inviti a percorrere i sentieri che si snodano tra i pascoli ed i boschi, e a godere della quiete della natura.
Durante le sue vacanze, il Santo Padre Giovanni Paolo II,
alternava rilassanti escursioni in montagna a intensi momenti di preghiera e di riflessione, favoriti dalla quiete del luogo e dalla discrezione degli abitanti.
Sovente il Papa, durante le sue escursioni, incontrava delle persone; generalmente pastori o abitanti del luogo, a volte turisti. Per tutti c’era una parola buona, un sorriso, una benedizione e a volte un piccolo rosario in dono.
Oggi con una passeggiata denominata “dei Papi” si può raggiungere la croce votiva denominata Croux de Bouque, posizionata  su uno sperone roccioso a quota 1.726 m.
Riconfermando le scelte del suo predecessore, anche il nuovo capo della Chiesa di Roma Benedetto XVI, aveva eletto lo chalet di Les Combes a luogo privilegiato di riposo e di rigenerazione spirituale.





Amante della meditazione, il Santo Padre trovava nella sua dimora estiva un rifugio ideale per la lettura e la preghiera, come pure per l’esercizio della sua passione giovanile: la musica, suonata al pianoforte messogli a disposizione dalla diocesi di Aosta.
Proprio per ricordare queste visite dei pontefici è stato allestito dall’Amministrazione Comunale di Introd, all’interno di un bel edificio in pietra, un museo intitolato a Giovanni Paolo II. (“Maison Musée Jean Paul II”)




All’interno si trovano immagini fotografiche e filmati che testimoniano dei viaggi del Santo Padre nel mondo, nonché della sua presenza in Valle d’Aosta; una presenza che risale al 1986, anno in cui Goivanni Paolo II giunse nella nostra regione per la prima volta, in visita pastorale. Oltre alle immagini, si possono ammirare alcuni oggetti, sacri e non, donati dalle differenti comunità incontrate dal Papa durante i suoi pellegrinaggi. Il settore filatelico presenta una raccolta delle emissioni realizzate ed annullate nei paesi ove il Pontefice si è recato per il suo apostolato. Infine la sezione numismatica, nella quale è esposta l’intera produzione (numismatica) realizzata sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II.
Di fronte al Museo si trova la cappella di San Lorenzo diventata un Santuario dedicato a San Giovanni Paolo II dove al suo interno è custodita una reliquia del Santo Padre: una ciocca di capelli.






Sicuramente una gita da provare: ci si immerge tra storia, cultura, enogastronomia, fauna, flora e religiosità: il tutto immersi nella quiete, nel silenzio, con quell’aria pura e “frizzante” che solo la montagna sa offrire.

 

 

Introd  e Les Combes

Visitato il 06/08/2020

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