8 settembre 2015

230-Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio - Milano-



Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio - Milano


Costeggiando il Naviglio: una cartolina della Milano che fu.
 
Uno tra i più suggestivi angoli del Naviglio, una vera e propria cartolina della "vecchia Milano".



Questo piccolo gioiellino è raggiungibile percorrendo via Lodovico il Moro e attraversando il ponticello sul Naviglio Grande.


Uno sguardo più attento alla facciata e si notano distintamente due chiesette affiancate.
Quella a sinistra la più antica, si ritiene sia stata edificata nel 1363 sull'area dove in precedenza c'era un tempio pagano dedicato a Ercole, consacrandola a San Cristoforo protettore dei viandanti e dei viaggiatori.
Bellissimo il portale gotico e il rosone in cotto.

Quella di destra, chiamata Cappella Ducale, fu eretta nel 1398 a seguito di un voto di riconoscenza per la fine della pestilenza da Gian Galeazzo Visconti, lo testimonia lo stemma di famiglia col celebre biscione che fu inserito sulla facciata accanto a quello del Comune.




All'interno bellissimi gli affreschi della scuola del Bergognone e del Bernardino Luini, la grande monofora gotica con il Cristo, le tre statue di legno raffiguranti i santi Cristoforo e Giuseppe, e l'abside con il particolarissimo altare.

E’ una Chiesa piccola, raccolta, con musica soffusa continua: le sue vetrate colorate sono una specie di calamita e l'atmosfera che si respira è di vera pace.



Non resta pertanto di fare un salto in questa zona attraversata dal Naviglio Grande ad ammirare la chiesa di San Cristoforo, sicuramente tra le più caratteristiche di Milano in quanto espressione dell’architettura lombarda.




A seguire un pò di storia approfondita tratta dal web:


Storia

San Cristoforo è un suggestivo complesso costituito da due chiesette affiancate. Sorge sul percorso che conduceva a Milano dalla Lomellina, in un punto di passaggio obbligato nella rete dei vari corsi d’acqua. È possibile che il sito fosse occupato un tempo da un tempio pagano; la cosa non è accertata, ma viene insinuata da varie fonti (Ausonio, Castiglioni, Tamborini). La titolatura al santo gigante dalla forza smisurata, patrono dei pellegrini, di fatto in molti casi sostituì quella ad Ercole.

Antiche narrazioni attestano l'affetto dei milanesi per questa chiesa che in origine era una semplice cappella coperta da due falde a capanna. Pare addirittura che proprio in questa chiesetta, nel 1176, sia stato dato ai milanesi il primo annuncio della sconfitta dell’imperatore Federico Barbarossa a Legnano da parte della Lega Lombarda. La chiesa (che doveva corrispondere approssimativamente all'attuale navata sinistra) venne ricostruita nel 1192 e fu ampiamente rimaneggiata nel Trecento. Ad essa un certo frate Pietro Franzoni di Tavernasco, affiancò un ospedale per i pellegrini (1364?), provvedendo allo stesso tempo ad un sostanzioso rimaneggiamento dell’edificio di culto.

La chiesa di destra, comunemente detta Cappella Ducale, è del XV secolo. Fu eretta sotto il patrocinio di Gian Galeazzo Visconti, adempiendo il voto popolare per l’improvvisa cessazione della peste del 1399. La Cappella Ducale venne intitolata non solo a San Cristoforo, come già la chiesa preesistente e l’ospizio, ma anche ai santi Giovanni Battista, Giacomo, e alla Beata Cristina, protettori dei Visconti, per commemorare la vittoria riportata sugli Armagnacchi presso Alessandria il 25 luglio (festa di san Cristoforo) del 1391. Sulla facciata venne inserito il celebre stemma di famiglia con il biscione, accanto a quello del Comune di Milano con la croce rossa in campo bianco.




Dal legame tra i Visconti e san Cristoforo, da cui l'appellativo popolare di Cappella Ducale, discende forse anche dalla vox populi che voleva qui la sepoltura segreta di Matteo I (1250-1322), secondo signore di Milano, morto scomunicato a Crescenzago. La sepoltura, mai storicamente documentata, non ha trovato nessun riscontro nei consistenti lavori di restauro dei primi anni del nostro millennio. Il lazzaretto, annesso alla chiesa dai tempi della peste del 1399, venne soppresso nel 1408. Fu invece creata una schola, di cui faceva parte una scuola vera e propria e la Confraternita dei santi Giacomo, Cristoforo e Cristina, che resse la chiesa fino alle soppressioni decretate da Giuseppe II nel 1784. Significativo riferimento geografico, affettivo e simbolico della città, nel 1491 a San Cristoforo Ludovico il Moro volle venire ad incontrare la giovane sposa Beatrice d’Este, che gli veniva portata da Ferrara. Proprio sul ponte antistante la chiesa, nel 1813 furono dati alle fiamme gli atti della Repubblica Cisalpina, ormai invisa alla popolazione.  


Architettura e Arte
La chiesa più antica, a sinistra, è un’aula chiusa da un’abside semicircolare. L’arco romanico a tutto sesto si lascia ancora intuire, forzatamente adattato al culmine dell’arco a sesto acuto del '300. La copertura attuale a cassettoni cela quella originaria a capriate. La semplice facciata a capanna è ornata da un ricco portale in cotto quattrocentesco, con mensole antropomorfe in marmo bianco, da un rosone gotico a raggi intrecciati di grande pregio e dagli stemmi dei Visconti, di Milano e quello col cappello cardinalizio e il sole radiante tra le stelle, del cardinale Pietro Filargo da Candia (1339-1410), vescovo di Milano e poi pontefice (antipapa) con il nome di Alessandro V. Originariamente doveva avere un semplice portale sopra il quale si apriva un oculo ancora leggibile all'interno.
La facciata della Cappella Ducale, che secondo il gusto milanese del periodo indugia nella conservazione di modelli artistici tardogotici, presenta un portale affiancato da due alte monofore e sormontato dagli stemmi visconteo e milanese. I resti degli affreschi ancora leggibili lasciano immaginare la ricca decorazione policroma e la vivacità iconografica con cui il complesso si presentava al viandante o al pellegrino nei secoli del suo splendore. L'interno è partito in due campate con volte a crociera.




Il Campanile con cuspide a cono cestile e monofore, l’unico di questa foggia conservatosi in Milano pressoché autentico, è realizzazione del XV secolo che insiste sul manufatto romanico.




L’interno del complesso dal 1625 si presenta nell’attuale articolazione in due navate in seguito alla realizzazione dei due grandi archi che sostituiscono la parete che le due chiese condividevano.
Vi si conservano tre pregevoli statue lignee: la più antica è un san Cristoforo del sec. XIV che campeggia nella navata di sinistra, mentre un san Giuseppe del tardo sec. XVI è posto su una mensola nei pressi della bella porta quattrocentesca in cotto (si tratta probabilmente di una finestra rimossa) che dà accesso alla sacristia nella navata destra. Entrambe sono menzionate da sempre. Una seconda statua lignea di san Cristoforo del XVI secolo, opera di grande pregio di artista lombardo attualmente nella Cappella Ducale, è dono recente di Felicita Frai in memoria del nipote.





Sul retro della sacristia s’innesta la così detta “cappella dei morti”, edificata in occasione della peste manzoniana, durante la quale, riprendendo l’antica vocazione, il complesso di san Cristoforo servì da Lazzaretto.
Una parola sulla mensa eucaristica. In assenza di notizie sull'altare originario si è provveduto di recente a realizzare un'opera che, pur provvisoria, non fosse casuale. La macina riprende il tema del Mulino mistico, che si diffuse dai secoli centrali del Medioevo fino al '500. Una prima e più antica lettura vi vedeva la rappresentazione della macinatura del grano buono dell'Antica alleanza da parte di san Paolo per produrre il fior di farina della Nuova alleanza; interpretazione che tiene stretti i riferimenti alla Parola di Dio e all'Eucaristia. Ma il tema fu ampiamente ripreso dai movimenti di riforma successivi, significativamente attestati a Milano, che concentrarono una forte attenzione spirituale sul Cristo stesso che si offre nel pane e nel vino eucaristici passando dalla macina e dal torchio della sua passione. In questa prospettiva la lettura è dunque più puntualmente concentrata sul mistero della transustanziazione che la macina o il torchio rappresentano. La struttura d'acciaio, sobria ed essenziale, regge un'imponente lastra di ardesia, intonsa come vuole Esodo 20, 25. 




Affreschi della chiesa primitiva
Gli affreschi della facciata sono quasi del tutto scomparsi. S'intravede un grande San Cristoforo di scorcio forse del sec. XVIII. All'interno sul fronte dell’arco absidale corre un ornato, costituito da un motivo a girali monocromi su sfondo scuro. Nelle vele di risulta si intuisce un'Annunciazione di cui rimane poco più che il volto della Madonna sul lato destro e lacerti del panneggio dell'angelo sul versante opposto. La qualità doveva essere degna di considerazione.
L’intradosso dell’arcone ogivale è decorato da una serie di tondi visti prospetticamente in cui sono inseriti gli apostoli tardo cinquecenteschi, emergenti a mezzo busto. Nel catino absidale affreschi di mediocre pittore locale, molto manipolati, raffigurano al centro il Padre Eterno e ai suoi lati i simboli dei quattro Evangelisti. La cornice a candelabra che divide le figure è tipica del rinascimento lombardo, ma gli affreschi, almeno nello stato attuale, sono posteriori.
Il registro inferiore, nel quale le monofore originarie sono oggi riemerse dalle incorniciature rettangolari rinascimentali, mostra a grandezza naturale quattro figure di santi: al centro Giovanni Battista e Giacomo, ai lati Caterina da Siena e Cristina, attribuibili alla stessa bottega che ha realizzato l'intradosso.
Degno di nota è il Cristo benedicente che si può ammirare sul fronte sinistro dell'arco. Si tratta di un'opera della fine del XII o degli inizi del XIII secolo di influenza bizantina, vera rarità nel territorio milanese. Non si hanno notizie dello strappo. Conservato nella sacrestia è stato sottoposto a un importante intervento di restauro nel 2013 e collocato nella posizione attuale da cui domina suggestivamente la chiesa.



Degli affreschi sulla parete sinistra, si lascia ancora ben leggere quanto resta di una grande Maestà o Madonna in trono con Bambino attorniata da santi, tardoquattrocentesca, analoga a quella meglio conservata che le è stata successivamente in parte sovrascritta. I santi rimasti potrebbero essere santa Maria Maddalena, san Giovanni Battista e sant'Antonio abate. L'affresco quasi integralmente conservato invece, ove la madonna è attorniata dai santi Rocco, Antonio, Agostino e Sebastiano, è opera di pregio della cerchia del Bergognone (1453 – 1523), se non di mano giovanile del maestro stesso.





Affreschi della cappella Ducale
In facciata si riesce ancora a leggere una teoria di Santi del XV secolo. La controfacciata è stata fatta oggetto di un importante intervento di restauro che, oltre a permettere di apprezzarne adeguatamente la qualità, ha consentito di approfondirne la conoscenza storico-artistica. Nel registro inferiore abbiamo la Crocefissione e nel secondo registro la Madonna in trono affiancata da due santi. Alla destra di chi osserva è san Cristoforo, alla sinistra sant'Antonio abate sotto il quale stanno due committenti inginocchiati. È uno dei rari affreschi dei primi del quattrocento lombardo accompagnati dalla firma dell'autore: Bassanolo de Magistris. La firma sulla base del trono, variamente attestata, è ormai quasi completamente illeggibile, ma è stata precisamente rilevata e documentata dall’intervento di restauro conclusosi nel 2012. Si tratta di un maestro che, al tempo di realizzazione dell’opera nel 1405, si mantiene fedele alla cultura pittorica e formale del secolo precedente. Più esattamente occorre parlare di una bottega famigliare di cui si possono riconoscere chiaramente almeno due mani, ove quella più felice e più aggiornata, forse del figlio, è certo quella che ha realizzato sant'Antonio e san Cristoforo. Coerenti con la stesura della Crocifissione i due santi vescovi nei riquadri laterali.



Due figure di santi vescovi inseriti in riquadro nella prima campata sono riferibili alla stessa esecuzione dell’affresco di controfacciata. Nella prima campata, quasi illeggibile sopra la grande finestra, anche un Cristo entro la mandorla, successivo agli affreschi della controfacciata, ma debitore di modi tardo giotteschi. Degli affreschi quattrocenteschi nelle volte della prima campata, solo due sono ancora parzialmente leggibili; uno raffigura presumibilmente l’Adorazione dei Magi e l’altro i Sette Dormienti di Efeso.


Un’ulteriore Crocifissione tardo quattrocentesca è ancora apprezzabile sulla parete di fondo, malgrado le mutilazioni dovute all’istallazione di un altare monumentale oggi felicemente rimosso; richiama l’arte degli Zavattari a Monza. L'opera doveva essere notevole e di grande impatto, basti immaginare l'intenso colore dello sfondo prima che virasse nella tonalità attuale. Ad essa sono collegabili le due figure laterali della seconda campata che ne riprendono l’incorniciatura di gigli bianchi.



Degna di particolare nota per la qualità della fattura e per la devozione di cui è da sempre fatta oggetto, la madonna con Bambino - nei modi del Luini - che polarizza l’attenzione nella Cappella Ducale.



Un san Rocco di mano popolare e ingegno mediocre, molto più tardo, occupa un ampio spazio della parete destra della seconda campata.



Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio
Via San Cristoforo, 3  
Milano        
La chiesa è aperta dalle 9.00 alle 12.00
e dalle 15.30 alle 19.00 oltre che durante
le celebrazioni e gli eventi culturali.
Tel. 0248951413

Visitata il 06/09/2015

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